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Mer, Set
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Dal profluvio di dichiarazioni e controdichiarazioni sul “caso Povia” raccolgo questa frase di Marco Travaglio (Il Fatto Quotidiano). “Se un cantante non ti piace, non lo inviti e morta lì. Ma se lo inviti e poi lo rimandi a casa per ciò che dice o pensa, si chiama censura. Che in una democrazia liberale non ha cittadinanza, altrimenti la democrazia liberale smette di essere tale”.
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“Se non si ha cura della pace, rischia sempre di tornare la guerra”, diceva Robert Schuman, uno dei padri fondatori (con Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi) dell’unione europea. Parlava a un continente distrutto dal secondo conflitto mondiale e annichilito da ideologie disumane.

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Nel buio di un mondo che sembra avere perso completamente la bussola una delle poche luci accese resta quella di Francesco. “Dignitas infinita” si intitola il recente documento del Dicastero per la Dottrina della Fede, quasi una sintesi di un decennio di pontificato del Papa “arrivato dai confini del mondo”.
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Un’emittente televisiva francese ha dovuto fare pubblica ammenda e cospargersi il capo di cenere per aver pubblicato i dati di un grafico in cui risulta che nel mondo l’aborto è la prima causa di morte, seguita a notevole distanza dalle malattie cardiovascolari. I numeri erano veri, ma Macron e compagnons si sono indignati per il semplice fatto che questi dati siano stati diffusi. La Francia è il primo paese ad aver introdotto nella Costituzione il diritto all’aborto.
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A Pisa, nobile città della cultura italiana, Angelo Menciassi era un insigne professore di Teologia all’Istituto Teologico di Santa Caterina. Anch’io sono tributario della Città che Dante mandò all’inferno definendola “vituperio delle genti”. A me però non vituperò affatto la città della torre pendente con la Sapienza che distribuiva il mio caro professor Menciassi, visto che fui anch’io suo allievo dalla pagella appena sufficiente… prima infatti pilotavo aeroplani.
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Ai miei tempi di guerra per ascoltare l’arrivo degli aerei incursori, invece del radar (che non possedevamo) c’era uno strumento posizionato vicino ai cannoni dell’antiaerea, puntata verso il cielo con una serie di imbuti rovesci. Lo scopo era quello di percepire il rumore dei motori in lontananza per capire quanti e quali velivoli si stessero avvicinando. Questo apparecchio si chiamava “aerofono”.

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