13
Sab, Dic
95 New Articles

Mosse di avvicinamento

images/Foto_2025/Natale-Giotto-.jpg#joomlaImage://local-images/Foto_2025/Natale-Giotto-.jpg?width=846&height=376

Proposte
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

 Siamo nel pieno dell’Avvento e in prossimità di immergerci ancora una volta nel mistero del Natale,

mistero dell’Incarnazione di Dio che sceglie di farsi uomo. Sentiamo il bisogno di vivere davvero il “mistero” che trapela dal contemplare un Bambino che nasce. In teologia il mistero non è tanto il rimando a qualcosa di incomprensibile, di oscuro (“di misterioso” appunto), ma piuttosto il punto di partenza per comprendere qualcosa che è più grande di noi. Qualcosa di infinito a cui possiamo sempre attingere e che continuerà a stupirci sempre di più. Non sarà un caso che Natale lo viviamo ogni anno: è sempre una nuova occasione di scoprire qualcosa di nuovo di Dio.

L’Incarnazione è la “mossa” che Dio ha deciso di fare per avvicinarsi a noi. Tornare a contemplare questa scelta di Dio, ci offre continui (infiniti) spunti di riflessione e di scelta. Anzitutto è rasserenante per noi scoprire che in Gesù Cristo, Dio ha scelto di esserci vicino. Quando decidiamo di avvicinarci a qualcuno è perché siamo interessati, perché ci teniamo, perché riconosciamo che la nostra vicinanza può fare del bene all’altro. Sentire che questo ha animato Dio stesso e che è per noi che ha smosso l’universo, ci ridona fiducia. Noi, uomini e donne, siamo quelli per cui Dio si è mosso.

Intuiamo poi che l’avvicinamento di Gesù non si limita ad una “visita di cortesia”, ma ha una caratteristica definitiva: Dio si fa uomo (Incarnazione), ma non c’è scritto da nessuno parte che ad un certo punto abbia “smesso” Non c’è una dis-incarnazione: Dio e uomo sono uniti per sempre in Gesù Cristo.

Se lui si è fatto corpo, se il corpo è abitato da Dio stesso, se l’Eterno si è fatto carne, noi sentiamo che ogni nostro gesto, anche il più semplice, può diventare qualcosa che ci apre all’infinito. Ogni incontro, ogni attimo vissuto in profondità ci può aprire all’eternità, a qualcosa che non si chiude in quell’attimo, che non è più limitato. Un po’ sul serio e un po’ scherzando, all’ultimo incontro dei Giovani, in cui ci siamo lasciati interrogare dalla domanda sulla morte, ci siamo detti: pensa come saremo e cosa ci diremo quando saremo tutti là, nella casa di Dio, quando avremo concluso il nostro percorso su questa terra! Se l’infinito di Dio è venuto tra noi, possiamo rischiare di pensarci anche noi nella sua eternità!

Un’eternità che abbraccia già adesso la nostra vita, perché sappiamo bene che ogni vera contemplazione di Dio non può lasciarci indifferenti a ciò che la vita ci propone. Soprattutto la vita degli altri. Gesù si è fatto prossimo a noi, e non possiamo ignorare la forza che genera in noi la sua vicinanza. È come una molla che ci spinge, ognuno con le sue capacità e fragilità, a fare la “stessa mossa”. Potrebbe diventare un impegno personale: qual è la “mossa di avvicinamento” che potrei fare io, nei confronti di qualcun altro? Chi è che sta aspettando di sentire che io mi sono mosso per lui?

Con l’Avvento 2025 vorremmo attivare anche qualche “mossa di avvicinamento” comunitaria, in particolare ci piacerebbe poter crescere insieme (con la creatività di ognuno) nell’attenzione alle tante persone che fanno fatica ad uscire di casa; quelle che magari per tanto tempo hanno condiviso con noi una presenza e che ora per motivi diversi fanno fatica a muoversi.

Chiediamo al Signore, così esperto nell’annullare le distanze, di suggerirci le mosse giuste da fare. Sentiamo il bisogno di dare carne anche noi alla speranza, di non limitarci a fare solo ciò che è nelle nostre possibilità, a pensare che tutto si chiuda semplicemente nel “possibile”. Papa Leone ci regala questa intuizione nella sua prima esortazione apostolica: “L’amore cristiano supera ogni barriera, avvicina i lontani, accomuna gli estranei, rende familiari i nemici, valica abissi umanamente insuperabili, entra nelle pieghe più nascoste della società. Per sua natura, l’amore cristiano è profetico, compie miracoli, non ha limiti: è per l’impossibile” (Dilexi te, 120).

A nome anche di don Eduard, don Filippo e dei diaconi auguriamo a tutti un buon Natale, con la preghiera e l’augurio che ognuno di noi si senta raggiunto dalla mossa di Dio e possa ritrovare fiducia nell’Amore di Dio che è per l’impossibile.

Don Alberto e don Davide
Parroci a Nichelino