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Sab, Dic
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Attacco alla Fasanera

Pillole di storia
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Stupinigi - Nelle primissime ore del mattino del 26 aprile 1945 un automezzo della 105ᵃ Brigata Garibaldi arrivò alla cascina Vicomanino,

proveniente dalla frazione Brillante di Carignano. Quest’ultimo luogo era stato scelto da questa formazione partigiana come base provvisoria in attesa dell’attacco a Torino. Qui erano giunti nei giorni precedenti due o tre autocarri carichi di partigiani provenienti dalla cascina Migliabruna di Racconigi. Nel frattempo era arrivata l’informazione, pare da persone di Candiolo, che a Stupinigi ci fosse un bel deposito di benzina dei tedeschi e quindi il comando del gruppo decise di attaccare il deposito per fare rifornimento del prezioso combustibile.  Il deposito (fusti interrati in buche) si trovava in prossimità dell’edificio denominato “la Fasanera” dell’Ordine Mauriziano, dove iniziavano le prime propaggini del bosco.  Era un basso fabbricato usato dai guardiacaccia per tenere e allevare i fagiani per il ripopolamento dei boschi. Tale edificio si può ancora vedere oggi, almeno in parte e con qualche modifica.

I partigiani si divisero in due gruppi. Uno raggiunse la rotta Chisola, quasi all’incrocio con quella detta Commandeur, e di lì iniziò a sparare sulle sentinelle tedesche del deposito che era anche recintato. L’altro gruppo si attestò nei cespugli dello sterrato che dallo stradone Vinovo - Stupinigi conduce alla cascina del Vicomanino e alla vicina Fasanera. Ma i tedeschi reagirono immediatamente e con violenza. L’assalto andò male per i partigiani che ebbero ben 4 morti. Tre dovettero essere lasciati sul terreno e uno solo fu portato via, i nomi degli altri tre (Delio Verna, Mirco Data e Renzo Moriena) sono riportati su una lapide che si trova all’incrocio per Borgaretto in memoria di caduti per la Liberazione a Stupinigi.

Vi furono anche dei feriti non gravi. Nello scontro a fuoco forse anche i tedeschi subirono delle perdite. I partigiani riuscirono a ritirarsi dalla zona pericolosa, col camion raggiunsero la cascina Motta di Candiolo e poi da qui la non distante Piobesi e quindi Carignano e la frazione Brillante, ma senza i fusti di benzina portando seco uno dei loro compagni deceduti. Il cadavere venne sistemato provvisoriamente nella piccola cappella all’ingresso della borgata di fianco all’ex segheria.

Intanto nella mattinata le salme degli altri tre partigiani furono portate nel Castelvecchio di Stupinigi e depositate nella stanza usata come lavanderia

I funerali furono fatti a Candiolo il 28 aprile, in qualche scritto risulta il 29 aprile, ma neanche in loco è ricordata con precisione la data. Le esequie non vennero fatte a Stupinigi un po’ perché il parroco voleva prendere tempo e soprattutto perché il borgo era ancora sotto il comando militare germanico, che ivi stazionava con camion e mezzi blindati. Ci voleva il permesso del loro Comando e quindi sarebbe stato difficile fare i funerali. Esistono tre foto delle esequie svolte in Candiolo. Le bare (forse però solo una, cioè quella di Verna), vennero interrate nel cimitero di questo paese. Quella di Delio Verna nei primissimi giorni di maggio del ’45 venne portata a Verolengo suo paese natale, dove furono celebrate le esequie ufficiali.

La staffetta partigiana garibaldina Rina Arezzo così ricordò il fatto in un colloquio di alcuni anni fa: “Alle quattro del mattino eravamo rimasti 3 o 4 partigiani al Brillante in attesa che tornassero dall’attacco al posto della benzina di Stupinigi. C’ero io, un tedesco disertore che non lasciavamo mai da solo, “Ninfa” che era pure ferito alla schiena e poi “Lito” che portò gli ordini del Comando per la discesa su Torino”. La 105ᵃ  brigata Garibaldi nel pomeriggio lasciò la base del Brillante e si diresse alle Officine Limone di Moncalieri e poi da qui andò a Torino.

Gervasio Cambiano