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Questo mondo prigioniero tra ansia e individualismo

Società e cultura
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Claudio Dalla Costa, 57 anni, ha iniziato il suo percorso tra i libri come grande lettore fin da ragazzo. Questa passione lo ha sempre accompagnato e da un po di tempo è passato anche nella categoria di chi i libri li scrive.

Circa ogni due anni in libreria compare un suo nuovo volume. Alcuni sono anche stati pubblicati in altre lingue, come il saggio sul mistico contemporaneo Maurice Zundel, tradotto in francese e in lituano una quindicina di anni fa oppure “Avete finito di farci la predica? Riflessioni laicali sulle omelie” e “Il mistero della comunione dei santi” tradotti in spagnolo.

La riflessione di Claudio Dalla Costa non è partita da specifici studi teologici (lavora nel settore assicuratvo). Il suo è uno sguardo da laico; come nei libri precedenti il suo interesse culturale è concentrato sulle tematiche religiose ed esistenziali. intrecciando letture, esperienza personale e analisi del pensiero contemporaneo. Nel suo originale percorso di lettore e di scrittore esplora le domande più profonde dell’uomo moderno, cercando nel messaggio cristiano un punto d’incontro tra fede e ragione.

Il suo nuovo libro, appena uscito, è di particolare intensità. Si intitola “Il mistero o l’assurdo. Gesù Cristo o il nulla” e propone una riflessione radicale sul senso dell’esistenza. La domanda di fondo è antica quanto l’uomo: la vita è un mistero che apre all’eternità o un assurdo destinato a spegnersi nel nulla?

Si tratta di una questione che non è possibile eludere, a meno che si voglia mettere la testa sotto la sabbia e sprofondare nella superficialità. “Non vi sono che due risposte possibili. - scrive Dalla Costa - La prima, che tutto quanto esiste, compreso l’uomo, è frutto del caso e di alcune circostanze favorevoli che hanno prodotto la vita fisica e, di conseguenza, la possibilità di questa esistenza limitata nel tempo e nello spazio, in attesa che la morte ci inghiotta nel nulla da dove proveniamo. Ma può essere che l’uomo sia solo un gemito tra due nulla? L’assurdo non può essere la sola ragione d’essere dell’uomo”

Su queste domande di fondo l’autore nichelinese mette in dialogo filosofi e scrittori come Camus, Kant, Tolstoj e Dostoevskij con la tradizione cristiana, contrapponendo la speranza della fede al vuoto nichilista. “C’è solo una scelta, alla fine dei conti: tra il nulla lavorato dal caso e Dio”, scrive, sottolineando che senza Cristo l’uomo rimane prigioniero della disperazione, mentre con Cristo si apre a una prospettiva di eternità.

Centrale è proprio la figura di Gesù: incarnazione, croce e resurrezione diventano le chiavi per decifrare il mistero umano. Senza la vittoria sulla morte, ricorda citando Pedro Arrupe, “la Chiesa cadrebbe come un corpo al quale viene tolto lo scheletro, il cuore e la testa”, ridotta a mera filantropia senza futuro. “In Gesù Cristo noi troviamo nuove ragioni per sperare e per vivere”, aggiunge, richiamando le parole del cardinale Bernardin Gantin.

Il volume non si limita alle questioni teologiche. Dalla Costa affronta temi spinosi come la secolarizzazione, la riduzione del cristianesimo a semplice solidarietà sociale e, incurante del “politically correct”, rimette sul tavolo della discussione il tema dell’aborto, definito “la più immane delle stragi, un genocidio censurato, con oltre un miliardo di vittime nel silenzio del mondo”. Una tragedia che mina le fondamenta della civiltà: “Non si può parlare di inclusione e pari opportunità finché non si dà ad ogni concepito la possibilità di nascere”. Forte il richiamo alle parole di Madre Teresa: “Il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché se una madre può uccidere il proprio figlio, cosa impedisce a me di uccidere te?”.

Da un punto di vista logico, ecologico e alla luce delle più recenti scoperte scientifiche diventa sempre più insostenibile la tesi di chi considera l’aborto una “conquista di civiltà”.

Ampio spazio è dedicato all’analisi del nostro tempo, che Dalla Costa descrive come segnato da crescente ansia, individualismo e consumismo. Riprendendo il saggista Roberto Pecchioli, parla di una società “ansiogena, individualista, agonistica, indifferente all’altro, vuota di ancoraggi e credenze”, che sfocia in un “nichilismo pratico che spaventa”. Il risultato è una civiltà che “vive nell’angoscia come mai prima nella storia umana” e che ha smarrito le domande di senso, riducendo l’uomo a un consumatore isolato.

Non mancano però le aperture alla speranza. Nel capitolo dedicato alla “Buona Notizia Cristiana”, l’autore mostra come l’irruzione di Cristo nella storia abbia trasformato radicalmente la civiltà: “Un Dio così, che ha preso una carne, cambia anche la storia dell’umanità, che, dopo di lui, non può essere la stessa”, come scrive il filosofo della scienza  Francesco Agnoli. È il cristianesimo ad aver introdotto una visione nuova dei poveri, delle donne, dei bambini e degli schiavi, ribaltando la mentalità antica, chiusa e retriva, e affermando la dignità universale.

Anche nei momenti più bui e tremendi della storia umana il messaggio del cristianesimo, tra mille fatiche e ostacoli (talvolta esterni e talvolta interni) è sempre riuscito a ritrovare il bandolo della matassa e un raggio di luce per camminare verso il vero progresso dell’umanità.

C.M.