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Spazio Utim - Rsa in crisi?

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Secondo gli allarmi lanciati dai gestori privati di strutture socio-sanitarie (es. le Rsa, Residenze sanitarie assistenziali)

e ripresi sovente senza verifiche dai mezzi di comunicazione, le strutture per anziani malati o con grave disabilità, autosufficienti e non, avrebbero dovuto subire chiusure in massa, drastici tagli di sedi e di posti letto, riduzioni del loro numero complessivo, per alcuni addirittura della metà.

Niente di tutto ciò sta avvenendo. A parte alcune singole strutture che con l'attuale situazione economica e la pressione inflattiva vedono acuirsi difficoltà già presenti (strutture di vecchio stampo e da tempo già in crisi), in realtà si tratta di un settore non solo in crescita (complice la drammatica carenza di prestazioni domiciliari), ma anche di estremo interesse per i grandi investitori, in quanto estremamente redditizio.

La conferma dello stato di salute nient'affatto negativo per le strutture residenziali (il discorso è invece assai diverso per gli utenti ricoverati...) risulta dalle Camere di Commercio del Piemonte.

I dati indicano una sostanziale crescita delle strutture in tutto il Piemonte.

Dal 2019 le strutture residenziali che fanno capo ad una società con sede (principale o distaccata) in Piemonte sono costantemente aumentate: erano 547 nel 2019, ora sono 640.

I dati per la Provincia di Torino sono in linea con il resto della Regione: erano 287 nel 2019, oggi sono 337.

Altro dato rivelatore: nel 2020 l'elenco regionale riportava 29.873 posti in Rsa accreditati dalla Regione Piemonte (posti letto nei quali la Regione ha la facoltà di inserire pazienti in convenzione, ma se ciò non avviene sono aperti al mercato privato).

A ottobre 2022 i posti letto accreditati (dati della Regione Piemonte) sono 31.657. Significa che negli ultimi due anni la Regione ha autorizzato e accreditato 1.784 posti letto in Rsa: più di 2 nuovi posti letto al giorno.

Non solo. Il numero dei posti letto «accreditabili», che comprende quelli in costruzione e quelli che hanno ottenuto l'«autorizzazione alla realizzazione di strutture e all'esercizio di attività sanitarie e sociosanitarie», sale a 36.193. Questi non sono numeri da settore in crisi.

I segnali di pericolo lanciati per mesi dai gestori delle strutture, un risultato però l'hanno ottenuto, ed era quello sperato: l'erogazione di soldi pubblici sulle Rsa.

La Giunta della Regione Piemonte ha infatti approvato a settembre la delibera di aumento dei costi di ricovero nelle Rsa, sottoscritta da tutti i rappresentanti degli enti gestori (salvo Anaste, che rappresenta una quota importante, vicina al 25%, dei 30mila posti letto regionali).

In cifre assolute, le rette sono aumentate di somme tra i 650 e 2.000 euro all'anno per ogni ricoverato, corrispondenti ad aumenti che oscillano tra i 3,6 e i 5,4 euro giornalieri.

Tanto per esempio, per una grande struttura, come le ultime aperte a Nichelino da 120 posti, l'aumento delle rette corrisponde – ipotizzando ricoverati di «media intensità» – a un aumento di circa 170mila euro rispetto ai circa 3 milioni e mezzo di euro di rette annuali già percepite dalla struttura.

Più che agli allarmi di crisi dei gestori delle Rsa, occorrerebbe volgere lo sguardo ai livelli di cura erogati ai degenti, da molti anni oramai assolutamente insufficienti, in qualità e quantità di personale impiegato, ai bisogni sanitari degli anziani malati non autosufficienti, sempre più spesso presenti nelle Rsa in gravi condizioni di salute.

UTIM Nichelino