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Testimoni - Padre Giuseppe Girotti

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Giuseppe, figlio di Celso Girotti e di Martina venne alla luce il 19 luglio 1905 nella cittadina di Alba.

Morì a Dachau il 1° aprile 1945, domenica di Pasqua. Trentanove anni di vita trascorsi tra le due guerre mondiali che hanno tristemente caratterizzato il secolo scorso e che questo frate domenicano ha vissuto nella loro spaventosa completezza.

Un profondo senso di carità cristiana l’aveva  sempre contraddistinto e Padre Girotti darà la sua estrema testimonianza con la palma del martirio nel più vecchio dei lager tedeschi. Ordinato sacerdote a Chieri il 3 agosto 1930, celebrò la sua prima messa solenne ad Alba il 10 agosto, nel monastero delle domenicane. Studia sacra scrittura a l'École biblique di Gerusalemme con il grande biblista padre Joseph Garrigou Lagrange. I padri anziani lo giudicavano un po' trasandato a volte poco osservante della regola.

Questa vita (quasi) ordinaria divenne straordinaria quando padre Girotti si trovò a vivere il dramma della persecuzione degli ebrei. Nei due anni di studio passati a Gerusalemme aveva potuto conoscere e stimare molti fratelli ebrei con i quali si sentiva in comunione per la passione verso la parola di Dio.

Il 29 agosto 1944 Padre Girotti ricevette una telefonata: un partigiano ferito aveva bisogno di essere curato dal prof. Diena, celebre gastroenterologo docente presso l’Università di Torino, ebreo di  nascita ed antifascista. Era una trappola per arrestare il professore! Padre Girotti, non poteva pensare ad una così infame mistificazione ed accettò la richiesta. Arrestati entrambi, vennero portati alle Carceri Nuove. Il professore successivamente fu deportato ed ucciso a Flossenbürg. Padre Girotti, assieme a due sacerdoti, contrassegnati dal triangolo rosso, caricati su un carro bestiame, furono portati a Dachau e assegnati alla baracca 25 del lager. Il suo numero d’internamento: 113355; fu trasferito poi alla baracca 26 riservata agli ecclesiastici. Il Girotti fu mandato a lavorare nel plantage, una vasta tenuta agricola i cui proprietari erano Himmler e Goebbels. Non erano previsti riposi, dovevano lavorare e basta: d’inverno alla pioggia e al gelo, d’este con un caldo asfissiante. In quelle condizioni ben presto comparvero i primi sintomi della malattia. Un sarcoma alla gamba sinistra, l’insufficiente alimentazione e la totale assenza di cure lo portarono in poco più di cinque mesi alla morte.

In quel luogo di degrado e di violenza tenne lezioni sulle virtù teologali e la sacra scrittura. Ogni mattina, alle 4, partecipava alla Messa e riceveva la Comunione. La barbarie nazista non è riuscita  a ridurre quest’uomo di fede al puro stato di sopravvivenza animale, ma al contrario ha messo in evidenza l’eroica fedeltà ai suoi principi. Appena la notizia della morte del frate si diffuse per il campo, una mano ignota scrisse presso il suo giaciglio “San Giuseppe Girotti”.    Quattro settimane dopo la  sua morte  i primi reparti dell’esercito americano entravano per liberare il campo di Dachau. Per la mancata distruzione dei registri di detenzione si è potuta reperire l’Häftlings-Personal-Karte del Padre Girotti ovvero la sua scheda personale di prigionia,  C’è  scritto “verhaftungsgrund, unterstützung an juden”, motivo dell’arresto: aiuto agli ebrei”.

Marcello Aguzzi