Siamo nel 1223. Notte di Natale nel borgo di Greccio nell’Alto Lazio. Da poco Francesco è stato in Terra Santa (1219)
ed il contato con la terra dell’incarnazione gli ha generato in cuore il desiderio che tutti possano vedere con gli occhi della carne l’umiltà di Dio.
All’epoca era difficilissimo recarsi nei luoghi carissimi al pellegrinaggio cristiano. Siamo al tempo della quinta crociata. Francesco allora invita tutti a Greccio a farsi protagonisti di quella sacra rappresentazione ed “inventa” un modo nuovo di pellegrinare verso colui che era sempre nel suo pensiero. La scena ha il suo centro nel bambino, adagiato nella mangiatoia di roccia. La parola del Vangelo sembra quasi scivolare da sopra l’altare e “cadere” sopra di lui (la parola fatta carne). Francesco si avanza un poco per proclamare la parola del Vangelo… attorno al mistero fondante e fondamentale del “verbo fatto carne per la nostra salvezza”. Forza e dolcezza di un’umanità amata da Dio, scelta per dirci la sua vicinanza e riproposta dalla tenerezza di Francesco.
(Fonti Francescane)
Nella foto: Basilica di Santa Croce a Firenze – Cappella Bardi - Particolare della pala sulla vita di San Francesco