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Dom, Dic
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Dove i cristiani sono perseguitati

Dai gruppi
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Siria
La fondazione A.C.S - Aiuto alla Chiesa ha attivato una  campagna di raccolta fondi dedicata alla minoranza cristiana in Siria.

All’interminabile situazione di conflitto nel paese si è aggiunta l’emergenza covid. In questi anni la piccola comunità cristiana in Siria è stata messa a dura a prova: dapprima ha subito i violentissimi attacchi dello stato islamico, poi molte famiglie si sono ritrovate nella più completa povertà. 

La campagna di A.C.S. si pone in continuità con quanto realizzato lo scorso anno. 8.700 case hanno ricevuto energia elettrica, 900 famiglie sono state sostenute nel pagamento dell’affitto, 3.050 poveri hanno beneficiato di aiuti quotidiani, altri 9.200 bisognosi hanno ricevuto pacchi alimentari, 6.050 poveri hanno ricevuto materiale per l’igiene personale, 6.500 studenti sono stati sostenuti attraverso borse di studio, 5.100 altri studenti hanno ricevuto equipaggiamento scolastico, 28.450 bambini hanno ricevuto un dono natalizio (soprattutto cappotti), 12.400 bambini hanno ricevuto latte, 6.200 malati sono stati curati.

Il vescovo di Lattakia, monsignor Antoine Chbeir, ha ricevuto sostegno da ACS per un piano di aiuti sanitari della durata di quattro mesi al fine di assicurare assistenza a chi vive nelle città di Lattakia e Tartous, nella Siria orientale. Ciò ha reso possibili 108 interventi chirurgici, 60 trattamenti medici, 1.400 prescrizioni sanitarie e l’attività di 5 medici. Ad Homs ACS ha sostenuto l’attività del Centro “Semi di senape”, che segue 90 bambini e adolescenti con gravi difficoltà di apprendimento. Sempre nel corso del 2020, nel quartiere Al Jdeydeh di Aleppo, è stata infine riaperta e riconsacrata la cattedrale di Sant’Elia.

Congo

Dopo i sanguinosi massacri di civili verificatisi nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo ad opera dei miliziani delle Allied Democratic Forces (ADF) il Vescovo di Butembo-Beni ha fatto appello alla comunità internazionale affinché ascolti le "grida di dolore" del suo Paese.

Qualche settimana fa nei dintorni di Beni, sede del vescovado, almeno quaranta persone sono state brutalmente assassinate durante una serie di attacchi che sarebbero stati compiuti dal gruppo ADF. Secondo quanto riportato dalla stampa, molti sono stati decapitati a colpi di machete.  

“Solo nell'ultimo anno sono state uccise circa 1.000 persone. Questo accade dal 2014, ma ora la situazione è drasticamente peggiorata. Un massacro segue l'altro -  ha detto il vescovo Mons. Paluku deplorando l'indifferenza del governo - I media nel nostro Paese non riportano nulla o quasi nulla al riguardo. E ai nostri politici l'unica cosa che interessa è ottenere una parte del potere. La gente qui semplicemente non conta e ha la percezione che il governo non esista. Abbiamo la sensazione che le autorità statali ci abbiano abbandonato”

Da anni i miliziani delle Allied Democratic Forces, originari dell'Uganda, devastano le zone di confine tra la Repubblica Democratica del Congo e la stessa Uganda, un'area particolarmente ricca di risorse.  La regione intorno a Beni, nella provincia del Nord Kivu, è considerata l'epicentro della violenza.