- di don Gianfranco Sivera -
Nell’aprile del 1784 Benjamin Franklin, scienziato e politico statunitense, riceve da un tale Benjamin Webb, a lui altrimenti sconosciuto, una lettera in cui l’uomo si lamenta delle sue molte traversie e difficoltà lavorative. Chiede aiuto.
Franklin lo prende sul serio e risponde così: «La descrizione della sua situazione mi addolora molto. Le mando acclusa una somma di dieci Luigi d’oro. Non intendo regalarle tale somma, ma semplicemente prestargliela. Quando tornerà nel suo Paese con una buona reputazione, troverà senz’altro un’attività che col tempo le consentirà di ripagare tutti i suoi debiti. Allora, quando incontrerà un altro uomo onesto in simili difficoltà, mi ripagherà prestando a lui tale somma e ingiungendogli di ripagare il debito in modo simile, quando potrà e quando ne avrà l’occasione. Spero così che il denaro passi per molte mani, prima di incontrare un furfante che arresterà il suo progresso. Si tratta di un trucco che ho escogitato per fare del bene con poco denaro. Non sono abbastanza ricco da poter offrire molto in opere buone, quindi sono costretto a giocare d’astuzia e far fruttare al massimo il poco che ho».
È una grande intuizione. Franklin apre così un cerchio virtuoso potenzialmente infinito: il debitore divenga creditore di un altro affamato di vita e costui presti a sua volta i dieci Luigi d’oro a uno che bussi alla sua porta.
Si è così innescata una reazione a catena che, anche oggi, senza troppo sforzo può coinvolgere tutti e creare le condizioni per una vita migliore. Basta poco per fare il bene e stare bene: è questa la principale e fondamentale regola che fa da sfondo alla promozione umana. È il mandato di Gesù ai suoi; la memoria viva di quel che ha detto e fatto tra noi; basta farla circolare, senza nulla pretendere in cambio.
All’inizio del nuovo anno pastorale e a poche settimane dalle elezioni amministrative, consiglio a tutti di seguire questo metodo: ai cristiani impegnati nel programmare proposte per rispondere alle persone che bussano alle nostre porte, ma anche a chi, animato e spinto dal desiderio del bene comune e dalla volontà di “servire e non di servirsi” della politica si è reso disponibile offrendo la propria candidatura nelle diverse liste che saranno sottoposte al voto.
Marie Dominique Chenu, teologo domenicano, protagonista del Concilio Vaticano II, aveva richiamato alla concretezza la testimonianza dei cristiani: “se il Vangelo non si fa politica, cessa di essere Vangelo”. Il Vangelo o si incarna nelle scelte e nell’impegno di ogni giorno, diventa “fatto” attraverso gesti condivisi, oppure è lettera morta.
Adriano Olivetti non dimenticò mai un consiglio di suo padre Camillo: “Ricordati che la luce della verità risplende soltanto nei fatti, non nelle parole”. Lo slogan preferito da don Sturzo era“Res non verba”: agire nel concreto della vita testimoniando con i fatti la “Bella Notizia” del Vangelo. Per lui la prima regola del buon politico era, come ho già ricordato e vi auguro di non dimenticare, era “servire, non servirsi”.
A tutti i numerosi e certamente meritevoli candidati delle diverse liste e coalizioni che mi hanno fatto conoscere, in modi e forme diverse, il loro programma, mi sento in dovere, come cittadino e come parroco di segnalare che mai come oggi si sente il bisogno di un’autentica e profonda sapienza politica.
Se per fare politica bastasse la competenza tecnica forse avremmo città, regioni e stati senza grossi problemi, ma la storia ci insegna la dura lezione del cuore dell’uomo, sempre in lotta tra il desiderio del bene e le lusinghe del male. Ecco perché alla competenza si deve unire la sapienza. Il rischio è sempre lo stesso: che gli ideali sbandierati e le tante promesse fatte s’infrangano sugli scogli del proprio ego. Quanti bravi politici nei diversi livelli di impegno -almeno sulla carta - abbiamo visto perdersi per colpa del loro narcisismo e scendere a patti con chi necessitava dei loro placet per ottenere favori.
Impariamo a leggere la storia con uno sguardo sapiente, per non girarci mai dall’altra parte di fronte ai problemi, ma per condividerli e trovare insieme le soluzioni, collaborando e generando alleanze tra le istituzioni, restituendo con il nostro impegno a favore del bene collettivo tutto ciò che abbiamo ricevuto. E non è poco!
Don Gian Franco Sivera
Parroco
Madonna della Fiducia e San Damiano