Sarò pedante, ma non capisco perché i produttori di latte e bibite in cartoccio debbano complicare la vita agli appassionati di raccolta differenziata
che magari sono pochi, però esistono e si impegnano. Come è giusto, l’involucro è di tetrapak e quindi va nella carta, il tappo no e quindi va nella plastica. Peccato che la vite del tappo, pure di plastica, la facciano sempre più incorporata, incernierata e termosigillata con il resto della confezione
E che sarà mai? Al prossimo colpo per differenziare i rifiuti serviranno attrezzi da scasso. In origine il cartoccio era nato come cartoccio, a base di carta per l’appunto. E allora perché infiorettarlo di beccucci e ammennicoli vari?
Per non dire degli inestricabili intrecci cartone/celluloide di certe confezioni. Per spacchettare una qualunque bazzecola e minuteria quasi quasi ci vuole la motosega!
Ma come si dice, occhio non vede cuore non duole. Non è che possiamo tutti prendere una laurea in chimica o ingegneria dei materiali per imparare a distinguere i polimeri di plastica rigida e morbida, PEEK, PVC, PET, PE-PP, POM, PVDF nonché PTFE.
Basterebbe non vedere cassonetti che debordano e immondizia in mezzo strada. E già saremmo contenti.
Civis 2