Mi sono sempre chiesto perché le scritte sugli scontrini svaniscono nel giro di pochi mesi.
Forse per dimenticare e rendere meno dolorose le spese? Come si dice: occhio non vede, cuore non duole.
Una volta pensavo che fosse un espediente del fisco per risparmiare sulle detrazioni: con somma cura il contribuente conservava gli scontrini della farmacia, manco fossero reliquie, salvo poi scoprire l’anno dopo che i preziosi documenti al momento di compilare la dichiarazione dei redditi erano diventati completamente bianchi. Dallo scontrino parlante allo scontrino muto.
Sul valore di quel pezzettino di carta per far valere la garanzia era già subentrata rassegnazione: generalmente la garanzia non copre quel tipo di guasto o guarda caso è scaduta esattamente il giorno prima.
Tuttavia il tarlo rimane. Se lo scontrino è destinato a durare almeno un paio anni e forse più, come mai si deteriora molto prima? Dipende dal tipo di carta; è carta termica, come quella delle fotocopiatrici di una volta; dipende dalla temperatura, dalla luce, dal grado di umidità… Sì, vabbè, ma con tutta la tecnologia è mai possibile che nessuno abbia ancora escogitato carta e inchiostro un filo più durevoli o perlomeno sufficienti alla bisogna.
Il rimedio però già c’è, perché basta fotocopiare lo scontrino (… e quindi altra carta, per giunta formato A4) oppure scannerizzarlo o fotografarlo col telefonino e poi scaricarlo sul computer.
Ecco come a volte riusciamo a complicarci la vita.
Civis 2