Vaccini e tamponi in qualche modo procedono. Ma tutto il resto della sanità, non direttamente legato al covid, arranca
e persino si blocca. Un anno sospeso, rinviato o perlomeno al rallentatore, sta presentando un conto altrettanto pesante di quello pandemico in termini di danni provocati alla salute.
Che fine ha fatto la prevenzione?
Già nell’era pre-covid versava in pessime condizioni, adesso è praticamente sparita, rimandata a data da destinarsi. Sottoporsi ad esami di routine è diventato un’impresa titanica. Farsi visitare da un medico è come partire all’assalto di una cittadella fortificata.
Ammesso e non concesso che in tempi prossimi si riesca a vedere la luce in fondo al tunnel della pandemia, chissà per quanto ci si ritroverà alle prese per rimediare i danni provocati in questo anno da altre patologie non curate e da quadri clinici nettamente peggiorati.
Hanno un bel dire che la sanità territoriale sarà potenziata. Per adesso è un affannoso correre ai ripari attraverso forme di lavoro precario e a tempo determinato. Cessata l’emergenza, negli ospedali come nelle RSA, avremo tanti nuovi eroi disoccupati?
Si infittisce la schiera di pazienti costretti a rinunciare a controlli, attendere invano diagnosi, sospendere terapie. I più fragili gettano la spugna, non c’è nessuno che si occupi di loro, non riescono neppure a prenotarsi per quando sarà passata la buriana.
In questo interminabile anno il dramma dei malati rimasti soli non riguarda solo i reparti covid, ma tutto l’universo delle strutture sanitarie e socio assistenziali.
Il guaio è che già prima il sistema sanitario non godeva di buona salute e versava in grave crisi strutturale. Forse anche per questo la reazione all’emergenza è stata così complicata. E’ almeno qualche decennio che ad ogni legge di bilancio puntuali arrivavano i “tagli alla sanità”. Com’è che adesso siamo improvvisamente riusciti a trovare tutti questi soldi e tutta questa efficienza?
Civis 2
