I sostenitori del monopattino elettrico assicurano che siamo a un punto decisivo di svolta per la mobilità urbana.
Da curioso “giocattolo” per pochi appassionati a mezzo di locomozione di massa per muoversi agevolmente in città. Il numero dei monopattini in circolazione è rapidamente cresciuto in questi ultimi mesi a causa di diversi fattori. Sono arrivati i chiarimenti normativi per cui sono stati praticamente equiparati alle biciclette. Qualcuno si è convinto all’acquisto grazie al “bonus”. Il monopattino è stato considerato un’alternativa più maneggevole della bicicletta e comunque un modo per evitare gli assembramenti sui mezzi pubblici in tempo di Covid. Si aggiunga il fatto che a Torino e dintorni sono entrate in funzione cinque o sei ditte di noleggio, sulla falsariga del bike sharing che, sia pur con alterne fortune, ha cercato di entrare a far parte del paesaggio sabaudo. La formula è quella della app da scaricare sul telefonino con geolocalizzazione per rintracciare e recuperare i monopattini. Il costo: 1 euro per sbloccare il mezzo e da 15 a 30 centesimi al minuto per l’effettivo utilizzo, oltre a diverse soluzioni di abbonamento che variano da compagnia a compagnia.
A parte le biciclette a pedalata assistita, gli altri veicoli a mobilità elettrica, come hoverboard monowheel, dopo la fiammata di un paio di estati fa, per adesso non hanno attecchito. Lo stesso dicasi per i segway: i primi esemplari appartengono ormai alla preistoria della mobilità green, Nichelino fu uno dei primi comuni d’Italia a darli in dotazione alla polizia municipale e a quanto pare anche uno degli ultimi.
Il monopattino invece per adesso va.
Agile nel traffico cittadino come nelle isole pedali, comodo, si guida stando in piedi e mantenere l’equilibrio è più facile di quanto sembri. Per contro i dossi e soprattutto le buche dell’asfalto rappresentano insidie pericolose. Va aggiunto che le traiettorie del “monopattista” differiscono da quelle del ciclista e – forse sarà solo questione di abitudine – appaiono meno prevedibili per automobilisti e pedoni.
Chiaramente non fa testo l’insana abitudine di viaggiare in monopattino sui marciapiedi. Sta di fatto che non mancano gli incidenti, le assicurazioni si stanno ponendo seriamente il problema delle coperture. Si stanno formando le prime statistiche e qualcuno dice che l’incidenza dei sinistri, provocati o subiti, sia superiore a quella di biciclette e motorini.
Passato il periodo di sperimentazione, sono comunque state codificate le caratteristiche dei mezzi in circolazione, fermo restando che, come si diceva prima, il guidatore di monopattini deve rispettare il codice della strada alla stessa stregua di un ciclista.
Il motore elettrico del mezzo non deve superare una potenza nominale continuativa di 500 watt, è installato un limitatore di velocità che impedisce di oltrepassare i 25 km/h e i 6 km/h in aree pedonali. Per circolare su strada il monopattino non deve essere dotato di posto a sedere. Deve essere dotato di un campanello; di sera e di notte devono essere accese le luci bianche o gialle anteriori e quelle rosse posteriori indossando nel contempo un giubbotto o bretelle ad alta visibilità. Per essere a norma il modello deve riportare il marchio di conformità "CE",
A Torino e in altre città italiane stanno comunque fioccando le multe, da 100 a 400 euro, per chi non rispetta le disposizioni; in caso di motore taroccato per superare la velocità massima consentita è prevista pure la confisca del mezzo.
Riassumendo i monopattini in città possono circolare sulla carreggiata se non ci sono piste ciclabili disponibili. E’ invece vietata la circolazione sulle strade extraurbane e sulle arterie urbane che hanno limite di velocità superiore ai 50 km/h. Proseguendo nella lista delle analogie valide per i ciclisti, è bene precisare che il manubrio va tenuto sempre con due mani, salvo che si debba “mettere la freccia” segnalando con il braccio la svolta o comunque il cambio di direzione con adeguato anticipo. Per gli under 14 è vietato l’uso dei monopattini elettrici.
L’obbligo del casco c’è solo fino a 18 anni. Questa è stata una delle misure più controverse, perché 25 chilometri all’ora in città sono pur sempre una velocità considerevole e in caso di impatto le conseguenze possono essere molto gravi.