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Dom, Dic
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Un vero atleta che continua a macinare chilometri

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Roberto Cortale, 60 anni, una vita per il podismo e il podismo come sport della vita.

Per anni è stato tra i migliori atleti regionali e senz’altro il numero uno dei nichelinesi nelle lunghe distanze, su pista, strada e anche nella campestre. Abbiamo ripercorso insieme le tappe di una carriera tutta sudore, sacrifici e soddisfazioni.

Come è nata questa passione per la corsa?
“Nel 1973 giocavo a pallone, ad un certo punto ho notato che avevo resistenza nella corsa e ho iniziato ad allenarmi; nel ’75 ho fatto la mia prima gara. Poi il 4 febbraio del ‘76 ho iniziato a fare agonismo nella Sisport con le prime gare sui 2000 metri dove ho realizzato come miglior tempo 6’34” e ho iniziato a fare le prime gare nazionali. Nel ‘77 da allievo mi sono classificato al 51° posto a livello nazionale, nei 12 km con 42 minuti e 30”. Contemporaneamente ho corso sulla mezz’ora percorrendo 8725 metri realizzando la decima prestazione regionale, sessantesimo tempo a livello nazionale. Nella mia carriera ho disputato complessivamente 800 gare, in 20 anni di agonismo dal 1976 al ’96. Di fatto ho corso fino al 2015, disputando anche 10 maratone”.

Qual è la gara che le piaceva di più?”
“Sicuramente i 10 mila metri dove ho realizzato il mio miglior tempo in 31’42”56. In assoluto però la mia migliore prestazione è stata in maratona quando sono arrivato tra i primi 70 d’Italia con 2 ore 24’26”. Diciamo che è un primato nichelinese ancora imbattuto. Attualmente mi diletto a correre 6 - 7 km per 4 giorni alla settimana e alterno delle giornate in mountain-bike percorrendo una cinquantina di chilometri. Insomma non riesce a stare senza praticare sport… No no, senza sport mai, c’è l’ho da sempre nel sangue: lo faccio per rallentare il processo d’invecchiamento e per star bene”.

Cosa ha significato per lei fare sport quotidianamente?
“Prima di tutto è uno stile di vita e poi ti forma il carattere e aiuta a capire che soltanto con la determinazione e con la voglia di fare si riesce, entro i propri limiti, a raggiungere determinati risultati. Ognuno di noi ha dei limiti, io ho cercato di capire quali erano i miei. Ripensando alla mia carriera, mi reputo soddisfatto di quello che ho fatto. Poi ho fatto sempre sport pulito, ricordiamoci che lo sport è spesso inquinato, ma chi abusa lo fa a discapito della propria salute”.

Roberto Cortale ha corso in tutta Italia, in Campania, in Emilia, Abruzzo e Lombardia e all’estero, in Svizzera ed in Francia.   

Quanto è cambiato lo sport in questi anni?
“Gli allenamenti sono differenti: noi facevamo tantissimi chilometri, oggi se ne fanno meno, ma di maggiore qualità. Anche i materiali sono migliorati, a partire dalle scarpe, ben diverse da quelle che usavo io 30 anni fa”.

Quali consigli dare ad un giovane di iniziare a praticare uno sport come il podismo?
“Il mio consiglio è soprattutto quello di fare uno sport che piace perché così riesci ad impegnarti e ad avere le giuste motivazioni per affrontare tutti i sacrifici che l’agonismo impone. Poi piano piano ci si costruisce quello che è la propria carriera in base alle attitudini ed al talento”.

In un’ottica di carriera nell’atletica, quanto è importante fare parte di un gruppo sportivo?
“Se si fa parte di un gruppo sportivo, specialmente se militare, questo ti aiuta ad allenarti meglio perché si è tranquilli sia per l’allenamento giornaliero che per il futuro, finita la carriera. Io non sono arrivato in Nazionale, diciamo che sono stato un buon atleta a livello regionale. La più grossa soddisfazione è stato il record personale nella maratona a Cesano Boscone. Certo, mi sarebbe piaciuto raggiungere risultati ancora migliori, ma madre natura ad ognuno di noi dà delle doti e bisogna accontentarsi di quello che si ha e che si è. Ognuno di noi ha delle potenzialità e su quelle si deve lavorare. Comunque sono soddisfatto, perché posso dire che sono un ragazzo che ha fatto atletica e ai miei tempi non era una cosa da poco. Oggi c’è più gente che fa sport, ma i livelli si sono abbassati un po’ in tutto il mondo, fatta eccezione per gli atleti provenienti dai paesi africani Là purtroppo c’è ancora povertà e chi pratica sport spesso lo fa per cambiare vita e a salire la scala sociale”.

Giampaolo Flori