Il governo ha approvato la riforma dello spor che non è piaciuta a molte società e associazioni
che compongono la galassia dello sport dilettantistico, a partire dal mondo del calcio. Due in particolare le novità che rischiano di capovolgere completamente lo status quo: il conferimento dello status di lavoratori dello sport agli atleti dilettanti e l’abolizione del vincolo sportivo.
I decreti legislativi tracciano nuove possibilità per le società sportive, a partire dall’acquisizione semplificata della personalità giuridica fino alla possibilità di acquisire qualsiasi forma societaria, anche di diritto privato. E’ stata indicata anche una nuova definizione di scopo di lucro e con essa un aumento delle tutele per i dilettanti. Insomma siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione che cambierà la vita delle Associazioni e delle società sportive dilettantistiche. La riforma poi ha ufficializzato il professionismo sportivo femminile per cui dalla stagione calcistica 2022/23 tutte le squadre della serie A femminile diventeranno professioniste. In più gli atleti paraolimpici potranno essere ingaggiati e quindi far parte dei gruppi sportivi delle forze armate e dell’ordine.
A partire dal 1° luglio 2022 i dilettanti potranno diventare lavoratori dello sport, definizione finora riservata ai soli atleti professionisti, praticando un’attività sportiva con un regolare contratto con una società sportiva. I dilettanti invece, in teoria non possono ricevere compensi se non nella forma di “rimborso spese”. In generale per le associazioni cambierà la prospettiva dei costi da sostenere; fino a oggi, gli atleti che operano nei contesti delle federazioni non professionistiche sono infatti inquadrati come dilettanti «costando» molto meno alle società (banalmente non hanno un’ iscrizione previdenziale obbligatoria). Dall'entrata in vigore della riforma, prevista per la parte del lavoro sportivo, anche gli atleti dilettanti saranno iscritti all'Inps.
L’abolizione del vincolo sportivo, cioè l’obbligo di giocare solo con la squadra presso cui è tesserato, è stato senz’altro il punto più dibattuto e contrastato della riforma: per le associazioni del calcio dilettantistico, il provvedimento rischia infatti di segnare la fine di questa categoria sportiva.
La legge precede che la modifica all’ordinamento sportivo avverrà in maniera graduale, dal 2023 e con una fase di transizione di cinque anni.
La Lega Nazionale Dilettanti ha da sempre osteggiato l’abolizione del vincolo e proteste sono arrivate, oltre che dalla FIGC anche da Federvolley e dal mondo del basket, preoccupati soprattutto per le tempistiche. La LND ha sottolineato come la riforma rappresenti una grave minaccia per le società di sport dilettantistico sollevando diverse problematiche: ad esempio, non essendo più i giocatori vincolati ad una squadra, le società non sarebbero in grado di programmare i calendari sportivi, che si baserebbero unicamente sulla disponibilità degli atleti. Inoltre il provvedimento rischia di far scomparire il settore giovanile, il vero “patrimonio” delle società calcistiche. Ed è questo il vero nervo scoperto toccato dalla riforma dello sport.
“Sì, diciamo che – commenta sorridendo Francesco Mesiti dell’Onnisport – un ragazzo vincolato è da considerarsi come un tesoro in casa, anche se a me la parola vincolo non piace. E’ un nome brutto …però con l’abolizione del vincolo sparisce il patrimonio della società sportiva. A 16 anni invece di firmare con la società che l’ha cresciuto, può andarsene, come dire, da chi offre di più. Viceversa, essendo vincolato l’eventuale trasferimento doveva passare attraverso le due società e si apriva una trattativa. Per noi società piccole si tratta di una perdita secca. In più i direttori sportivi non potranno più lavorare tranquillamente, perché disincentivati ad investire su talenti che non sono più tenuti a trattenersi”. Gli fa eco Damiano Zurlo del Nichelino Hesperia: “Spero che troveranno un'altra via, perché così più nessuno investirà nel settore giovanile: con questa riforma le società non sono affatto tutelate; in più va a monte tutto il discorso dei premi di preparazione. In queste condizioni può diventare veramente difficile andare avanti”.