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Mar, Mag
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Giovanni, veterano del mercato di Nichelino

Persone e anniversari
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Andrà in pensione a fine anno il più “anziano” fruttivendolo del mercato di Nichelino. Giovanni Fiore, 67 anni, da mezzo secolo

serve la sua affezionata clientela quotidianamente nei quattro mercati cittadini: quello storico del sabato in via 1° Maggio, il mercoledì in piazza San Quirico e il martedì e il giovedì in piazza Aldo Moro.

Passerà il testimone al figlio terzogenito Alessandro, 25 anni, che affianca già il padre nell’attività.

Sposato con Cinzia, compagna di vita da 30 anni, ha altri tre figli maschi, Salvatore e Luca, entrambi fruttivendoli già con un’attività in proprio e il più piccolo, Andrea, 22 anni, geometra.

Nato ad Agrigento, arrivato a Nichelino all’età di 9 anni, è figlio di una stirpe di fruttivendoli, in quanto già i genitori e i nonni svolgevano questo lavoro. «A 18 anni ho iniziato da solo, ma lavoravo già da bambino. Uscito da scuola aiutavo mio papà Salvatore – racconta Giovanni, che porta con sé il sorriso e il calore del Sud Italia – Adoro il mio lavoro, ho tanti clienti affezionati, è un’attività faticosa dal punto di vista fisico, ma riserva grandi soddisfazioni».

Come si svolge la sua giornata tipo?

«Ogni giorno movimentiamo dai quindici ai venti quintali di frutta. Alle 3 e mezza andiamo a rifornirci al CAAT, il più grande mercato ortofrutticolo d’Italia, alle 5 iniziamo a preparare il banco, che ha una lunghezza di 12 metri, e finiamo alle 8 – spiega Fiore – facciamo un cumulo per ciascuna tipologia di prodotto. Non teniamo tutti i tipi di frutta e verdura, non ci sarebbe lo spazio. Inoltre dalla Sicilia arriva periodicamente una fornitura di acciughe e tonno sott’olio. Durante il Covid andavamo a consegnare a domicilio, poi abbiamo iniziato a preparare centinaia di buste per la Protezione Civile. Ancora adesso portiamo la spesa a domicilio a chi ha bisogno».

Come è cambiato il suo lavoro nel corso degli anni?

«Sono cambiate le bilance, che prima erano automatiche poi digitali, adesso fanno tutto loro. Poi i sacchetti: inizialmente i prodotti si impacchettava con la carta e i clienti venivano con le borse in rete, finché è iniziata l’era dei sacchetti di plastica. Uso ancora i banchi di legno: sono più pesanti rispetto a quelli moderni in alluminio, ma hanno il vantaggio che d’estate non scaldano e d’inverno non gelano. Una cosa curiosa è che la gente non si ricorda più quali sono le stagioni».

Qual è l’aspetto più bello del suo lavoro?

«Vivo a Nichelino da 60 anni, i clienti sono anche amici. La clientela si fida. I bambini sono sempre i benvenuti e non si allontanano mai dal banco senza assaggiare qualcosa. Ho visto passare generazioni, prima i nonni, poi i genitori e adesso i ragazzi con i propri figli piccoli. Anche i rapporti con i colleghi ambulanti sono buoni: a fine mattinata mi piace rilassarmi e condividere il thermos di caffè o di thé che mi porto da casa».

Quali sono i suoi hobby?

«Sicuramente la famiglia viene prima di tutto. Ogni tanto, vado a fare una piccola vacanza con mia moglie, il vantaggio di lavorare con mio figlio è che possiamo darci il cambio».

Cristina Ariaudo