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Dom, Dic
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In memoria dell'I.M.I. Rosario Malfa

Persone e anniversari
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In occasione del Giorno della Memoria 2022 presso la Prefettura si è svolta la cerimonia di consegna

di medaglie d’onore, conferite con decreto del Presidente della Repubblica a deportati ed internati nei lager nazisti.

Tra gli insigniti alla memoria c’era anche il nome di Rosario Malfa: il figlio Alberto, che con emozione ha ritirato l’onorificenza, ricorda le drammatiche vicende che segnarono la vita di tanti “internati” italiani e delle loro famiglie.

***

Mio padre Rosario Malfa, nacque il 2 ottobre 1917 a Mazzarino, provincia di Caltanissetta. A 26 anni aveva già fatto due anni di leva e tre di guerra. Era nel corpo del Savoia Cavalleria sin dal settembre 1938 a Torino, poi trasferito a Voghera, Reggimento Cavalleggeri di Monferrato. Per sua sfortuna il 10 giugno 1940 con l'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania venne trattenuto e destinato a Valdieri in Val Gesso. Da lì tutte le infauste vicende fino all’armistizio dell’8 settembre 1943 quando, come la maggior parte dei soldati italiani, non volendo più combattere al fianco dei tedeschi, venne disarmato e fatto prigioniero. Su vagoni ferroviari stracolmi e in condizioni disumane, venne trasferito ad Amburgo insieme ad altri soldati che come lui avevano detto “No”. Il loro status venne cambiato e da prigionieri di guerra divennero IMI “internati militari italiani”, utilizzati come manodopera coatta, perdendo così le garanzie delle Convenzioni di Ginevra e l’assistenza da parte della Croce Rossa.

Privato di ogni diritto, umiliato, offeso, deriso, malnutrito, patendo il freddo e la fame arrivò a pesare meno di 40 chili. Il ritorno a casa (agosto1945) fu altrettanto drammatico, perché la popolazione pensò a torto che fossero stati dei traditori della patria, ma così non fu.

Le pressioni che lui e gli altri soldati italiani subirono dai tedeschi per tornare a combattere con loro contro gli alleati non scalfìrono minimamente il giuramento che avevano pronunciato e la fede nel tricolore. Però quella sofferenza patita si ripercosse negli anni a venire anche sulle loro famiglie e solo chi l’ha vissuta la sa descrivere. E solo chi è stato privato davvero della libertà sa dire cosa è la prigionia. A noi rimangono i ricordi, e i loro racconti.

Di tutti quei soldati che speravano dopo l’otto settembre del 1943, di ritornare in pace nelle loro case, 650.000 furono catturati e rinchiusi nei lager nazisti. Solo 400.000 tornarono. Mio padre era tra questi. Ricordiamoli tutti. Chi è tornato e chi no. Loro hanno lottato per la libertà. Loro hanno detto “No”. Loro hanno fatto “l’altra resistenza”.

Credo che sia il momento di studiare davvero la storia (compresi gli IMI, che sui libri di storia non ci sono) per capire e non sbagliare di nuovo. Perché non è possibile sbagliare, sempre, sulle stesse cose. La guerra non ha senso: mai!

Alberto Malfa