Domenico Mansueto è un bravissimo batterista e tra l’altro è uno dei fondatori di “Noi Duri”, tribute band di Torino dedicata a Fred Buscaglione.
Come tutti i musicisti patisce non poco la mancanza dei concerti dal vivo, ma non è solo di questo che oggi vogliamo parlare. Vorremmo piuttosto dedicare un po’ di spazio al “prof.” Domenico Mansueto che da una vita è insegnante di musica alla scuola media Silvio Pellico e che - udite, udite - ha deciso di andare in pensione al termine di questo anno scolastico.
Dire che il professor Mansueto qui è una specie di istituzione è dire poco. Infatti insegna dal 1979, sempre a Nichelino e sempre alla Pellico. Aveva cominciato nella succursale di via Cacciatori: anni ruggenti in cui il quartiere pullulava di ragazzi, ma anche difficilissimi perché alto era il livello di disagio, soprattutto a causa dell’emergenza droga. “E’ stata dura, purtroppo in quel periodo sono andato a parecchi funerali di allievi morti ‘stupidamente’ - ricorda il professore - Ma eravamo tutti insegnati giovani sotto i 30 anni, io ne avevo 23 ed ero il più giovane. Avevamo tanta energia quindi per noi era la normalità combattere”. Sempre alla Pellico, per dodici anni in succursale e poi in sede alla Crociera. Quanti ricordi. “Un giorno ho chiesto ad una collega di matematica con la quale ero spesso in attrito, se mi sostituiva 2 ore per un permesso. All’inizio non ci sopportavamo a vicenda, quella volta le ho tirato una battuta: su dai, che in cambio ti offro una cena... non l'avessi mai fatto, con Anna Domenica ci siamo poi sposati e abbiamo avuto un figlio. Purtroppo lei nel 1992 si è ammalata gravemente e nel 1995 è mancata. In quel periodo pesante la scuola per me è stata un rifugio. Tutti mi son stati vicino: allievi, genitori e soprattutto un nuovo insegnante Sergio Chiorino, prof di francese ma anche valente chitarrista, che mi ha convinto di tornare a suonare, visto che per quattro anni avevo completamente smesso”.
Il professor Mansueto è riuscito a voltare pagina, a ricominciare ed è così che sono nati i mitici concerti dei “Pellicani”, ossia degli allievi della Pellico. “Un ragazzino, Stefano Bellodi, ora ultraquarantenne, aveva scritto l'inno della scuola, Cuore di Pellicano – ricorda il prof - Nel salone della Regina Mundi, grazie alla fraterna collaborazione dei parroci che si sono succeduti, si sono svolti attraverso i decenni tanti concerti e non solo quelli di Natale. Devo ringraziare anche il Comune che da sempre mi ha ospitato con mega concerti in piazza per i festeggiamenti patronali e a maggio al teatro Superga”.
Sono in tanti i giovani che grazie a lui si sono appassionati alla musica. Principe degli “assembramenti” creativi, il prof. Mansueto riusciva a dirigere e far suonare, insieme e in contemporanea. 160 -180 ragazzi assiepati sul palco e in platea. Roba da Guinnes dei primati. Oggi ovviamente sarebbe impensabile, assolutamente impossibile: in duecento, gomito a gomito, senza mascherina, per giunta tutti a soffiare nei flauti… e dire che è passato poco più di un anno. “Mai avrei immaginato di finire cosi la mia carriera. Il mio sogno era ed è ancora di fare un concerto con tutti i miei allievi che in 43 anni sono stati almeno 2.500. Chissà se prima o poi riuscirò a radunarne una parte. Sono parecchi i musicisti che hanno collaborato con i “Pellicani”, fra cui la mia attuale moglie che canta e collabora con me in varie formazioni musicali. L’ultimo concerto è stato a San Matteo, settembre 2020, con i We Men, insieme al prof. Chiorino, prima che chiudessero di nuovo tutto”.
Quarantatré anni alla Pellico sono volati, gli ultimi sono stati piuttosto faticosi anche per i problemi di salute del prof. Mansueto: “Debbo delle scuse, non sempre sono stato corretto con allievi, genitori e colleghi. A volte, come si dice, ho messo le ‘ruote fuori strada’; spero che qualcuno mi abbia perdonato. Il mio legame con Nichelino comunque non si chiude; mio figlio Battista lavora e risiede qui, ha sposato una nichelinese d.o.c. che è veterinaria. Mi sa che oltre a fare il guarda-cantieri, come tanti pensionati, farò il tuttologo per mio figlio”.
Non resta che sperare di tornare presto a cantare e a suonare con il prof. Forse non basterà uno stadio, ma chissà.
Red