Si tratta di un romanzo breve, parzialmente autobiografico e scritto in terza persona. "Il ragazzo di città e paese", si intitola.
Il giovane autore, Giuseppe Sette, comunque è soddisfatto, è riuscito a venderne una sessantina di copie, qualcuna anche all’estero.
Comincia così la sua storia: “Sono nato in Calabria ed attualmente vivo a Nichelino, città alle porte di Torino. Nella città della Mole ho avuto la fortuna di studiare economia e management internazionale, conseguendo il titolo di laurea magistrale nel novembre del 2016. Nella vita di tutti i giorni sono impiegato per lavoro, blogger e scrittore per passione”.
Scrive di attualità, economia e politica. Scartato da alcune case editrici, Giuseppe Sette è infine riuscito, quasi per gioco e per allenarsi con la scrittura, a pubblicare il suo racconto attraverso Amazon.
Il leit motiv è la contrapposizione tra città e paese: Cosenza, Nichelino, Torino da una parte e il paese di Arena, nell’entroterra della Calabria. “Per il momento mi godo questo piccolo, ma per me importante successo - dice l’autore - Più in là chi vivrà, vedrà, anche perché la scrittura necessita di nuove idee, che vanno senz'altro elaborate e forgiate continuamente”.
Lo studio, il precariato, la ricerca di un lavoro, tre mesi negli States, “grande impatto emotivo che lascia senza parole”: il racconto si conclude con il rientro in Italia, appena in tempo, perché di lì a qualche settimana comincerà la stagione del covid-19 e nulla sarà come prima.
"Quella di Giuseppe Sette è una storia semplice, di un giovane del sud, che si affaccia alla vita con tanta voglia di essere un protagonista - scrive Franco Laratta, giornalista, scrittore, nonché ex parlamentare calabrese - Una vita troppo breve per essere raccontata, eppure Giuseppe con una semplicità disarmante, sa renderla interessante, perché vera, perché sincera”.
La caduta del Muro di Berlino, tangentopoli e la fine della prima Repubblica, l’11 settembre e l’attentato alle torri gemelli. La cronaca fa da sfondo alla vita quotidiana di un bambino, di un ragazzo e poi di un giovane. Sembra ieri, ma quante cose sono cambiate in trent’anni!