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Dom, Dic
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Qualche precisazione sulla nuova R.S.A

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A breve sarà inaugurata a Nichelino la prima R.s.a. -Residenza sanitaria assistenziale, adibita al ricovero di anziani malati cronici non autosufficienti.


L'acronimo "R.s.a." è la nuova denominazione della vecchia "casa di riposo", una grande struttura, ben 120 posti letto, ove troveranno ricovero persone anziane malate croniche che non possono più essere curate a casa. Soggetti che in genere presentano una pluralità di patologie e loro esiti (per esempio demenze, cardiopatie, emiparesi, poliartrosi ... ) che li rende non autosufficienti.

La R.s.a. è il luogo di cura, spesso definitivo, dove la persona anziana, malata e non più autosufficiente, trascorre gli ultimi anni della propria vita.

Nel territorio del Distretto di Nichelino dell'AslTo5 (comprendente oltre a Nichelino anche None, Vinovo e Candiolo) si hanno almeno 116 anziani in lista d'attesa per l'accesso in R.s.a, nonostante siano stati valutati non autosufficienti dalla relativa commissione Uvg, e quindi con bisogni di cure "indifferibili" come ha anche affermato l'Ordine dei Medici di Torino e Provincia.

Viene allora il dubbio che manchino i posti letto e che pertanto la nuova R.s.a. possa risolvere quanto prima la situazione. Ma non è proprio così. La lista di attesa succitata è dovuta soprattutto alla perversa applicazione di una delibera regionale che attraverso scale di valutazione, punteggi e soglie di intervento fornisce alle preposte commissioni Uvg delle Asl il pretesto per filtrare e selezionare la presa in carico dei malati e quindi praticamente di rinviare l'intervento scaricando l'onere della cura ai familiari.

La realizzazione della R.s.a. di Nichelino su questo punto pertanto non fornisce garanzie: avere la struttura vicino casa va bene, ma non vuol dire che l'Asl intervenga, pur in presenza di non autosufficienza, a coprire i relativi costi sanitari. In questi casi l'Utim è disponibile a fornire consulenza gratuita per aiutare le famiglie a superare la lista di attesa.

Ricordiamo che la tariffa piena (quota sanitaria più quota alberghiera) per un posto letto in una Rsa si aggira sui 3mila euro al mese. Si tratta della retta totale che un utente pagherebbe accedendo privatamente alla struttura.

Nel caso invece di valutazione di non autosufficienza da parte dell'Uvg con individuazione del percorso di cura di tipo residenziale, l'Asl è tenuta ad intervenire almeno per il 50% del costo della prestazione. In tal caso l'utente copre l'altro 50% del costo.

Quindi in caso di convenzione con l'Asl, su 3mila euro di retta, 1.500 euro sono a carico della sanità (quota sanitaria), i rimanenti 1.500 euro (quota alberghiera) sono a carico del paziente sulla base della sua disponibilità calcolata secondo le regole dell'Isee. Se il malato non ce la fa a coprire la retta alberghiera, interviene il Consorzio socio-assistenziale Cisa12. Da tener presente che il paziente ha diritto a trattenere un importo per le sue piccole spese personali (circa 120 euro al mese).

Per quanto concerne l'Isee, l'indicatore della situazione economica, da presentare per eventualmente accedere al contributo del Cisa12, occorre richiedere il cosiddetto "Isee socio-sanitario residenziale" che valuta i redditi e i beni del nucleo familiare del paziente, nucleo composto purtroppo oltre che dal beneficiario stesso, anche dal coniuge e dai figli anche non conviventi (se presenti ovviamente). L'Utim su questo negativo aspetto del coinvolgimento dei figli anche non conviventi ha fatto ricorso al Tar del Lazio e poi al Consiglio di Stato, ma con esito negativo. E' in atto altresì un ricorso alla Corte europea per i diritti dell'Uomo.

In ultimo, ma non per ultimo, teniamo a evidenziare che la R.s.a. è una struttura di ricovero per anziani, malati non autosufficienti. Non deve essere, come purtroppo è accaduto in altre realtà e potrebbe accadere a Nichelino, un luogo di ricovero onnicomprensivo di persone di tutte le età non autosufficienti, aventi bisogni diversi. Siamo assolutamente contrari difatti che nella Rsa vengano ricoverati una pluralità di soggetti (per es. soggetti con handicap intellettivo, adulti con handicap fisici o sensoriali o malati psichiatrici, eccetera), col solo obiettivo di segregare e risparmiare. Non sarebbe questa la risposta da dare a persone che hanno altre necessità e diritti. Attenzione pertanto a non mettere in atto quella cultura dello "scarto" denunziata da Papa Francesco. Le persone con disabilità intellettiva hanno il diritto a vivere il più possibile in ambienti familiari, socializzanti, inseriti nel vivo e normale contesto cittadino, per favorire il mantenimento delle relazioni affettive e sociali ed usufruendo dei servizi messi a disposizione di tutti i cittadini. Occorre quindi prevedere per loro comunità familiari al massimo da 8-10 posti letto, inserite in normali complessi di civile abitazione. Pertanto visto che nel nostro territorio, sulla base delle necessità evidenziate anche dal Cisa12, è necessaria – e da alcuni anni da noi sollecitata - la realizzazione di una nuova comunità alloggio, chiediamo che questa venga struttura realizzata al più presto, recuperando per esempio locali dell'edilizia economica e popolare del territorio (si veda la comunità alloggio di via Amendola a Nichelino).

Giuseppe D'Angelo
UTIM – sezione di Nichelino