Quando ho ricevuto la notizia che nonno se ne era andato ero in ufficio.
È un piccolo ufficio che io e il mio collega abbiamo tirato su da soli. Nel mio ufficio ho portato un oggetto che mio nonno aveva fatto per me. Nello specifico un piccolo oggetto di legno, un giocattolo, una “trenula”.
Per chi non lo sapesse le trenule sono piccoli strumenti musicali che girando fanno rumore e che anticamente i bambini utilizzavano nel periodo di Pasqua. Perché vi sto raccontando questa storia?
Perché quell’oggetto rappresenta l’essenza di mio nonno, ma soprattutto la grande ispirazione che è stato per me. Lui mi aveva raccontato che molto piccolo si trovò a essere il più grande della famiglia, ancora ragazzo imparò un mestiere, quello del falegname. Così nelle feste di paese, quando aveva solo 13 anni, costruiva quelle trenule che poi vendeva ai suoi coetanei.
Un’altra cosa che ricordo bene di mio nonno è quando da piccolo mi portava a passeggiare per le vie del paese; ogni tanto si fermava davanti a qualche chiesa e mi diceva “questa porta l’ho fatta io”.
Ma mio nonno non era solo un falegname, era anche un artista. Un musicista. Suonava la tromba nella banda di paese. Un’altra volta gli chiesi “come hai imparato a leggere lo spartito, è molto difficile!”. Lui mi rispose: “basta impegnarsi!”
Questo era mio nonno, l’uomo che senza saperlo mi ha insegnato l’arte della resilienza.
Caro nonno, io non voglio e non potrò dimenticarti, perché come te ho deciso di imparare un mestiere e metterlo a servizio delle persone, come te amo raccontare storie e come te amo la musica. E ogni volta che mi sentirò sconfitto, perché la vita è dura e tu lo sai bene, mi ricorderò che basta impegnarsi e vincerò anche per te.
Andrea