Nello scorso numero del giornale ho avuto modo di leggere con una certa preoccupazione una serie di argomentazioni non circostanziate da fatti e dati, in merito a comportamenti stereotipati ed esasperati attribuibili alla maggioranza dei proprietari di cani.
“Ragionamenti” che vedrebbero nel rapporto fondamentale tra uomo e animali la causa del declino dei rapporti personali umani già carenti e frettolosi. Ho immaginato che tali conclusioni sociologiche fossero supportate da percorsi di studio e titoli professionali che in qualche modo potessero dare autorevolezza accademica all’autrice del suddetto articolo, ma pare non sia così.
In riferimento a quanto scritto vorrei perciò fornire alcune considerazioni. Da una statistica del Censis del 2020 l’Italia risulta essere il secondo Paese in Europa per possesso di animali domestici. Nel 52% delle abitazioni abitano animali a quattro zampe. Nella mia esperienza istituzionale come Assessore alla Tutela dei diritti degli Animali presso il Comune di Nichelino e come Operatore Cinofilo ho avuto modo non soltanto di verificare quanto questi dati siano verosimili, ma soprattutto di appurare come questi animali siano spesso l’ultima e unica compagnia di persone sole, anziane e non autosufficienti per motivazioni economiche o fisiche.
Con l’incremento demografico degli animali domestici nelle famiglie italiane si è però resa manifesta l’incapacità della politica italiana nella presa di coscienza della situazione per creare una rete di servizi che vadano a colmare il vuoto determinato dalle esigenze dei nuclei familiari in cui sono presenti animali.
Ho avuto modo di constatare tristemente l’assenza di una cabina di regia nazionale che si occupasse seriamene di politiche sugli animali, spesso demandate a piccole realtà locali virtuose come quella di Nichelino, ad esempio nell’esperienza di SOS PASSEGGIATA, progetto unico in Italia, ideato e rivolto a chi, affetto da covid, non poteva portare fuori il proprio cane. Questo problema a livello nazionale ha assunto proporzioni colossali manifestando la completa assenza dello Stato sulle tematiche animaliste.
Al di là del periodo di pandemia, i dati dimostrano la realtà di un’esigenza concreta, rappresentata da migliaia di persone impossibilitate a prendersi cura dei propri animali. Persone a cui è necessario fornire rispetto, oltre a risposte concrete. Non certo giudizi pressapochisti e denigratori.
Viene da chiedersi, quindi, come mai nell’ordinamento italiano l’animale domestico non abbia ancora soggettività giuridica e non rientri legalmente tra i familiari.
Un colpevole ritardo che dipinge appieno l’affresco dell’incapacità politica di governare il presente e immaginare il futuro.
Fiodor Verzola
Assessore alla Tutela dei Diritti degli Animali