Dagli studenti dell’Istituto Maxwell di Nichelino che hanno partecipato al viaggio in Corea del Sud, ospiti della Samsung, riceviamo e volentieri pubblichiamo questo resoconto dell’esperienza
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Era una normale mattinata di marzo nella nostra scuola, l’I.I.S. JC Maxwell di Nichelino, in provincia di Torino, quando il nostro professore di laboratorio di informatica, Pasquale Macchiavelli, entrò in classe e ci iniziò a parlare di un progetto partito all’inizio del precedente anno scolastico: Let’s app.
Let’s app è un concorso lanciato dal MIUR in collaborazione con la Samsung e condiviso da IoStudio per permettere a tutti i ragazzi italiani di poter imparare e comprendere non solo come creare un’applicazione da zero, ma anche di insegnare le più importanti skills che oggi giorno ogni azienda chiede ai ragazzi come il public speaking (saper parlare, argomentare e discutere di fronte ad un pubblico) e il team-building (saper lavorare in gruppo in modo veloce ed efficiente).
Il nostro piccolo “team” era formato da Gasperini Giulia e Abdelbaset Benajem, allora frequentanti la 3°A Informatica. Nonostante fossimo un gruppo decisamente ristretto non ci siamo mai posti tanti problemi e ostacoli nel poter partecipare a questo fantastico progetto.
All’inizio questa iniziativa non si fece strada fra i nostri pensieri quotidiani, ma dopo poco tempo diventò una vera e propria gara fra tutti i componenti della nostra classe, la quale diventò sempre più competitiva non per i premi, ma semplicemente per il gusto di fissarci degli obiettivi e di raggiungerli col miglior risultato.
Dato l’inizio dei lavori ci siamo resi conto di avere solamente due mesi per poter consegnare i nostri lavori completi di presentazione, video dimostrativo e prototipo della nostra applicazione. Si è subito creato un clima di sfida che permise ai nostri docenti di concordarsi nel darci delle ore dedicate durante le lezioni per poter sviluppare il nostro progetto al meglio, utilizzando i laboratori della scuola o anche solo le lavagne per poter fare dei semplicissimi brainstorming.
Un grosso grazie va nostro referente Dott. Cosimo Veneziano, che ha seguito tutta la classe durante il percorso di 2 mesi e ci ha spinto a buttarci e a mettere in grande i nostri progetti.
Ora parliamo un po’ del nostro progetto: Agaty. Nome nato nella biblioteca nichelinese per puro scherzo dopo aver passato giornate con una lavagna bianca davanti mentre pensavamo incessantemente a cosa creare e soprattutto per chi crearla. Avevamo bisogno di un’idea avvincente, che potesse aiutare chi ne aveva davvero bisogno e che possa rendere una giornata triste in una felice e candida; per questo abbiamo pensato ad un’applicazione contro l’ansia.
La nostra applicazione aiuta coloro che soffrono di disturbi d’ansia proponendo semplici esercizi di respirazione e giochi che permettono il rilassamento durante i momenti critici. Il modello che abbiamo utilizzato per questo progetto permetterà l’utilizzo dell’app per gli utenti di tutte le età, dagli studenti ai lavoratori.
La nostra scuola ha presentato ben cinque progetti, dei quali quattro dalla nostra classe, sui 551 progetti complessivi inviati a Let’s app per concorrere per il premio finale: un ambito viaggio in Corea per poter espandere le nostre conoscenze ed il nostro bagaglio culturale.
Dopo la consegna del progetto passò un mese circa durante il quale fummo sommersi dalla classica vita scolastica piena di compiti e di verifiche, quasi finendo col dimenticarci tutta la fatica spesa per questo grandissimo ed ambitissimo concorso. O almeno finché, al salone del libro di Torino dopo aver passato la giornata come volontari, ricevemmo la fatidica mail di raggiungimento alle finali. Non ci credevamo nemmeno noi. L’abbraccio interminabile in mezzo alla folla del Salone tra sguardi fieri dei nostri compagni di avventura e fra le congratulazioni di amici di una vita ci riempirono di gioia, ma l’impresa non era ancora finita.
Abbiamo aspettato con molte preoccupazioni il 30 Maggio per la disputa finale alla Samsung Smart Arena di Milano, dove abbiamo passato una giornata piena di sfide contro le quattro squadre migliori di tutta Italia, dove abbiamo imparato a conoscere al meglio il nostro team-working e a poter confrontare le nostre idee con gli altri. Dopo la giornata intensa di queste fantastiche sfide sono stati annunciati i vincitori del Let’s App del 2017. In tutta la sala saliva la suspance, tra il deglutire di noi ragazzi e gli sguardi sfuggenti fra i compagni di squadra, le braccia stringevano sempre di più le spalle dei vicini in cerca di conforto per le prossime parole che la presentatrice avrebbe annunciato al microfono. In quel momento una sola parola emerse fra il frastornante silenzio di quei attimi infiniti: “Agaty”.
Aprimmo gli occhi in un istante, ci fissammo per qualche secondo e fra le lacrime che iniziavano a scendere per l’incredulità urlammo e ci abbracciammo. Non ci credevamo nemmeno noi. Avevamo vinto questo concorso del quale nemmeno quattro mesi prima avevamo sentito parlare. Una soddisfazione immensa.
Fra le congratulazioni e gli abbracci degli altri finalisti tornammo a casa a testa alta per riposarci dalla giornata, pensando che fosse tutto ancora un sogno.
Dopo le vacanze estive ci sono state comunicate le date del nostro viaggio a Seoul (21 - 25 Novembre) insieme ad un’inaspettata sorpresa: oltre a noi sarebbero venuti anche alcuni nostri compagni di classe: Testa Alessio, Angeletti Fabrizio, Klim Monika, Altieri Marco, Popa Vladuţ Stefanel, Ceruti Aurora, Birritteri Andrea. Tutti venivano premiati per i risultati raggiunti nel precedente anno scolastico.
Finalmente arrivò il giorno della partenza e l’euforia era alle stelle, chi per il primo volo, chi perché visitava per la prima volta un paese straniero.
Ma noi ragazzi non eravamo gli unici a partire per quest'avventura: insieme a noi c’erano la nostra professoressa Alessandra Masante e il dirigente scolastico Claudio Menzio, alcuni rappresentanti delle istituzioni pubbliche italiane come Giuseppe Pierro, Dirigente del MIUR, vari esponenti di Samsung Italia, gli assessori all’istruzione delle Regioni Campania e Lombardia, nonché infine le nostre guide Giulia Re e Jisun Yu. Partimmo dalla nostra scuola con un pullman privato per l'aeroporto di Milano Linate con l’aereo che ci avrebbe portati a Roma Fiumicino e poi direttamente a Seoul.
Atterrati, ci rendemmo conto di non essere più in Italia, dopo ben 11 ore di volo eravamo là, finalmente in Corea. Durante il trasporto dall'aeroporto all’hotel ci rendemmo conto che era tutto completamente diverso, le città erano piene di insegne luminose e di colori sgargianti che attiravano l’attenzione in modi incredibili.
Abbiamo passato delle giornate intense piene di visite ai musei più importanti di Samsung come il Samsung Innovation Museum e il Leeum Museum, oltre a immersioni complete nella cultura tradizionale (Gyeongbokgung Palace) e suburbana della famosissima città. Tutte queste giornate oltre ad essere molto interessanti sono state anche divertenti, come è successo durante lo spettacolo alla Korea House, teatro e ristorante caratteristico del posto, dove uno dei nostri nel bel mezzo dello spettacolo, è stato chiamato inaspettatamente sul palco e dopo una rapida investitura è stato invitato a danzare assieme alle ballerine tradizionali con i ventagli (Buchaechum), improvvisando sul momento i movimenti insieme alle veterane del ballo.
Siamo passati dalle vie stracolme di street-food con i sapori e i profumi tipici delle vie e negozi impilati uno sopra l’altro come blocchi del tetris a imponenti strutture storiche che si erigono da centinaia di anni e che tengono testa ai grattacieli che li circondano, rendendo ancora la vista tradizionale tale e quale a quella che gli antenati coreani videro molti decenni orsono. Davvero un posto magico.
La cultura di questo paese è tremendamente diversa dalla nostra, ci spingeva di giorno in giorno a conoscere sempre di più, ci invogliava ad infilarci tra le viuzze della città alla ricerca di qualche altro negozio tipico che rimaneva ancora dopo anni aperto nella speranza di altri visitatori.
A mitigare le barriere linguistiche c’era la nostra guida coreana che ci ha accompagnato per tutto il viaggio raccontandoci piccoli segreti del suo paese di origine e illustrandoci la cultura coreana nei minimi dettagli provocando discussioni infinite sulle differenze culturali.
Quando visitammo la scuola elementare Gyeseong, una delle primissime “smart school” che ha digitalizzato l’insegnamento grazie alle tecnologie Samsung, rimanemmo molto sbigottiti dalla bravura che avevano i bambini di dieci anni nel parlare in inglese e dal fatto che anche loro sapevano giocare con la cordicella annodata come facevano alcuni di noi da bambini, finendo per giocare con loro: soprattutto ci stupì il loro uso della tecnologia e la sua utilità per l’apprendimento nei bambini.
Alla fine del nostro viaggio ci è sembrato di aver vissuto un sogno da cui nessuno voleva più risvegliarsi. Il nostro viaggio di ritorno è stato interminabile fra stanchezza generale e occhi pieni di meraviglia che ancora non si decidevano a chiudersi: non possiamo nascondere che saremmo rimasti molto più tempo anche solo ad ammirare i mercati ad ogni fermata di metropolitana, a fissare incessantemente i fantastici rilievi scolpiti nelle case tradizionali coreane o semplicemente continuare ad ascoltare quella lingua a noi così sconosciuta. Tuttavia quella stessa lingua cosi’ lontana ci faceva capire tutte quelle vite diverse dalla nostra, generando una nuova felicità nel comprendere che le possibilità in questo mondo sono infinite e soprattutto che ci sono altri milioni di persone che attendono che la loro cultura sia conosciuta, in tutte le sue spettacolari sfaccettature.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno permesso di vivere questa meravigliosa ed indimenticabile esperienza.