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Dom, Dic
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Per la 93ª volta sul Thabor

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In cima al monte Thabor (3.200 metri) che sovrasta la Valle Stretta don Paolo Gariglio c'era già salito ben 92 volte, alla testa di lunghe
colonne di ragazzi e a partire dal 1956, da quando cioè ebbero inizio i campi della gioventù alla Maison des Chamois. Quattro ore di marcia dal rifugio, ultimo tratto impegnativo per pendenza e carenza di ossigeno che a quella quota comincia a farsi sentire: ormai da qualche stagione il “don” ha delegato l'ascensione al Thabor a guide più giovani.

Però quest'anno don Gariglio è tornato di nuovo in vetta. Non a piedi questa volta, ma in elicottero. “Lo ha noleggiato un gruppo di ragazzi di 50 anni fa - spiega – E' stata una grande sorpresa per me, un dono che mi ha commosso! Loro come sempre sono partiti all'alba per il sentiero, alcuni con i loro figli, e mi hanno atteso in cima. Abbiamo pregato insieme, come allora”. Uno sguardo allo sperone di roccia che ha usato tante volte come confessionale, poi a piedi don Paolo ha attraversato il pianoro fino all’antichissima cappella di Nostra Signora dei Sette Dolori che si affaccia sul versante della Valle Stretta.

Quando l'elicottero è atterrato c'era una piccola folla ad attenderlo nel paesaggio quasi lunare della vetta con vista mozzafiato su tutto l’arco alpino. In cabina, oltre a don Paolo, c'era don Claudio Campa (un prete anche lui ex dei campi, ora bloccato da una malattia) e un giovane animatore disabile che prima d'ora non era mai potuto salire sul Thabor.