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Piergiorgio Frassati, santo delle vette

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Il Giubileo del 2025 racconta al mondo anche la storia di santità di due giovani, testimoni autentici della “Speranza che non delude”:

Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati.

Per entrambi la cerimonia di canonizzazione, presieduta da Papa Leone, si svolgerà domenica 7 settembre 2025 alle ore 10 sul sagrato della Basilica di San Pietro.  

Piergiorgio Frassati (1901-1925) era un giovane studente torinese: una malattia a decorso rapidissimo lo riconsegnò al Creatore nel giro di pochissimi giorni. Impegnato in molti ambiti ecclesiali, era terziario domenicano, attivo nell’Azione Cattolica, con gli universitari della F.U.C.I e nei gruppi Vincenziani.

È uno dei più noti e amati beati tra le nuove generazioni di cattolici ed è annoverato tra i santi “sociali” piemontesi per la sua vita donata completamente ai più bisognosi. Figlio di Alfredo Frassati, che fu direttore della Stampa di Torino, Piergiorgio è conosciuto anche come “il santo delle vette”, perché amava scalare le montagne, per guardare meglio il Cielo. «Duc in Altum», ossia prendi il largo, scriveva il “ragazzo delle otto beatitudini”, a chiusura delle tante lettere che inviava agli amici.

Fu beatificato da Giovanni Paolo II nel 1990. Cresciuto nell’onestà e nel lavoro, la passione per il Vangelo lo porta a vivere la fede in modo profondo. “Sei un bigotto?”, chiesero un giorno a Pier Giorgio; così massoni-liberali, social-comunisti e fascisti schernivano i cattolici. La risposta fu netta: «No, sono rimasto cristiano».

«Ecco un nuovo santo giovane il quale non può più restare a lungo lontano dal Cielo», disse fra Domenico Bandini la prima volta che lo vide comunicarsi. Fin da piccolo Piergiorgio aveva una sensibilità straordinaria, si commuoveva quando gli raccontavano la vita di Gesù. Diversi testimoni affermano che all’atto della Comunione o durante l’adorazione del Santissimo Sacramento il suo aspetto esteriore e in particolare il suo volto erano come trasfigurati, «quasi che la bellezza divina fosse trasfusa in lui», come affermò la professoressa Zaira Veneri Gallino, che aveva potuto osservare il beato durante adorazioni eucaristiche notturne.

Il giovane Frassati frequentò il liceo D’Azeglio, poi il Sociale e il Politecnico per ingegneria mecca­nica, con specializzazione mineraria «per essere vicino ai lavoratori più sfruttati: i minatori». Militò nel Partito popolare, ma per protesta si dimise, dopo la prima visita di Mussolini a Torino, non sopportava che i cattolici non avessero condannato più nettamente l’assassinio di Giovanni Minzoni e di Giacomo Matteotti, tollerando chi stava togliendo la libertà e la democrazia in Italia. Recitava il Rosario ogni giorno e raccomandava agli altri di fare altrettanto, come fece ad esempio in un discorso del 1923 ai giovani di Pollone, quando si soffermò su come mettere in pratica il motto dell’Azione Cattolica: «preghiera, azione e sacrificio».

Piergiorgio Frassati morì il 4 luglio 1925 a un passo dalla laurea. Ai suoi funerali parteciparono migliaia di torinesi e di poveri e anche tanti non credenti. Da subito il catto­licesimo piemontese vide in lui il giovane ideale; l’Azione Cattolica lo indicò come modello di cristianesimo autentico. Pochi anni dopo uscì in 17 lingue la prima biografia. Il cardinale Arcivescovo di Torino Maurilio Fossati aprì nel 1932 il processo diocesano per la beatificazione. In poco tempo innumerevoli oratori e circoli giovanili vennero intitolati al giovane Pier Giorgio.

Marcello Aguzzi