- di don Fabrizio Ferrero -
Nella Bibbia è custodito un racconto davvero interessante. Si tratta della storia di Giona
La storia fa riflettere perché negli atteggiamenti e nei sentimenti dei protagonisti l'autore invita a specchiare il nostro cuore. Provo a guardarli da vicino.
C'è innanzitutto la gente di Ninive. Si dice che la loro condotta è malvagia, la loro malizia è salita fino al Cielo. Non ci si sofferma però sui particolari. Non ce n'è bisogno: il degrado è sempre degrado, ognuno se ne accorge. Indulgere a raccontarlo sarebbe anzi (forse) un modo per fiancheggiarlo. Ci si può chiedere però: gli abitanti sono vittime o artefici di questa situazione? Se vittime, di che cosa? Dei tempi? Della cultura o della società cambiate? Sono le congiunture economiche o storiche a determinare la reazione del Cielo? Chi è responsabile? E chi se ne dovrebbe responsabilmente prendere cura?
C'è dunque Dio, che non resta indifferente al male e minaccia distruzione. Ma si commuove, si impietosisce, depone il suo ardente sdegno. Si mostra misericordioso e clemente, di grande amore. Ci si può chiedere: ma è anche un Dio giusto?
In effetti è proprio un Dio così che scatena lo sdegno a sua volta di Giona. Si era rifiutato di andare a Ninive non per viltà, ma perché un Dio che ritratta è la caricatura di Babbo Natale. Minacciare e poi non fare, è solo chiacchierare. Dietro la sua indignazione, però, si staglia un problema più grande e mi pare di cocente attualità.
Un problema di giustizia: quella suprema che proprio Dio dovrebbe rappresentare. Si potrebbe formulare con questa serie di domande: se tanto c'è la misericordia, vale la pena di porsi delle regole? E se non esistono, ci sono modelli da proporre per l'educazione dei più piccoli? La misericordia è l'anestetico dell'esigere? Si può chiedere più serietà (o coerenza) se alla fine è tutto perdonato? E d'altra parte, non sarà poi forse vero che la misericordia è la morale rassegnata di coloro che sono impotenti a far valere i propri diritti?
L'amore infinito implica possibilità illimitate? Ci sarà sempre tempo per cambiare, come un videogame dove esci e riaccendi? Ma se sì, si possono fare scelte definitive? Esistono opzioni fondamentali? Infine: in un mondo adulto, a chi si paga il prezzo della responsabilità?
Se si prende sul serio il dramma di Giona, la finale del racconto resta una domanda aperta, non retorica. E credo che una via per rispondere sia la riscoperta di un sano timor di Dio, che è il Bene. E che oggi ci manca tanto. Non sarà perché alla fine siamo diventati in questa stanca cultura un po' troppo romantici? Un po' troppo, troppo emotivi?
don Fabrizio Ferrero
Parroco S. Edoardo