Sono passati 1700 anni da quando a Nicea, città imperiale e capoluogo della Bitinia (nell’odierna Turchia),
ebbe inizio uno dei più importanti concili della storia ella Chiesa con la partecipazione di circa 300 vescovi.
Questo il concilio fu convocato nell’anno 325 dall’imperatore Costantino per cercare di porre rimedio alle divisioni dottrinali emergenti nel cristianesimo dei primi secoli. L’iniziativa imperiale, spesso letta come ingerenza politica, rifletteva piuttosto la visione antica di una religione inscindibile dalla vita pubblica. L’espressione greca“homoousios patèr” (“della stessa sostanza del Padre”) divenne il cuore della professione di fede, cioè quella preghiera del “Credo” che ancora oggi proclamiamo durante la Messa, segnando un punto di svolta nella storia della teologia cristiana.Costantino tenne il discorso inaugurale e non fu un semplice benvenuto: “La discordia all’interno della chiesa di Dio mi è parsa più pericolosa di tutte le guerre …mi rallegro nel vedervi radunati. Non potrei esserlo totalmente se non nel momento in cui vi vedrò tutti uniti nello Spirito.” I padri conciliari venivano da quasi tutte le regioni della pars orientalis dell’impero. Il vescovo di Roma, Silvestro, era rappresentato da due presbiteri.
La professione di fede del Concilio di Nicea inizia con la solenne proclamazione dell’unità di Dio “Padre onnipotente creatore di tutte le cose visibili e invisibili” ribadendo cosi il monoteismo biblico. Poi prosegue: “Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, Unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre; per mezzo di Lui tutte le cose sono state create…”
Il successivo concilio di Costantinopoli nel 381 diede la formulazione completa e definitiva che conosciamo.
Ai padri conciliari premeva di respingere le deviazioni dell’eresia ariana che contestava la piena divinità di Gesù Cristo. Il Dio della rivelazione cristiana, secondo il Concilio di Nicea, è essenza e vita trinitaria che non può essere configurato come semplice monoteismo filosofico, né può essere vista come tre modi di manifestarsi dell’unico Dio. I padri niceni spiegano la fede attingendo negli avvenimenti della storia biblica della salvezza: Dio Padre creatore del cielo e della terra, il Figlio per noi uomini è disceso dal cielo, ha patito ed è risorto, lo Spirto Santo ha parlato per mezzo dei profeti.
Il termine sostanza fu il riassunto del dibattito conciliare, un termine però non presente nella sacra scrittura e questo non a tutti piacque. Ma si tratta di una parola umana, forse limitata, forse non del tutto esaustiva, ma la rivelazione biblica è comunque storia che si serve di parole umane e la parola segna un passo importante nella conoscenza della teologia. Si aprì mezzo secolo di discussioni; ci volle il concilio di Costantinopoli del 381 che con varie aggiunte e precisazioni riaffermò e completò il testo di Nicea.
In questa professione di fede “niceno-costantinopolitana” si riconoscono la Chiesa Cattolica, la Chiesa Ortodossa, le Chiese nate dalla Riforma protestante e questo “Credo” rimane un punto di riferimento nel cammino dell’unità tra cristiani, al di là delle divisioni e delle incomprensioni che si sono accumulate nei secoli.
Occorre aprire gli occhi del cuore e della mente alla luce che viene da Gesù e che Dio ci ha donato in Gesù attraverso lo Spirito Santo. Questo è il segno che il mondo attende dai cristiani oggi. “Amore e unità”, sono due parole chiave del pontificato di Papa Leone XIV che dal 27 al 30 novembre si recherà in Turchia per incontrare i fratelli della Chiesa Ortodossa e per celebrare i 1700 anni del Concilio di Nicea
Marcello Aguzzi