Mentre Sodoma e Gomorra vengono distrutte, Lot aveva chiesto a Dio di rifugiarsi
nella piccola città di Soar, perché non ce l’avrebbe fatta a fuggire sulla montagna, ma poco tempo dopo “Lot partì da Soar e andò ad abitare sulla montagna con le sue due figlie, perché temeva di restare a Soar e si stabilirono in una caverna”.
Ancora una volta il testo vuole sottolineare l’inadeguatezza di Lot, la fragilità di carattere, la sua incapacità di creare rapporti con le persone, a differenza dello zio Abramo. Ora di nuovo il nostro cavernicolo si allontana dal cammino che Dio gli ha indicato andando incontro a uno dei peccati più gravi che un padre possa compiere.
La colpa però non è solo sua, ma anche delle due figlie che, rinchiuse nella caverna non be possono più (non c’era ancora lo smartphone per farsi amici e passare il tempo). Così “la maggiore disse alla più piccola: nostro padre è vecchio e non c’è nessuno in questo territorio che può unirsi a noi. Facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui, così avremo una discendenza da nostro padre”. (Gen. 19, 31-32). Così per due notti il nostro Lot, ubriaco fradicio, si corica con una figlia, prima la maggiore e la notte dopo con la minore, “ma lui non se ne accorse, né quando si coricò, né quando si alzò”. Immaginate quanto avesse bevuto!
La Torah, la legge, contiene una lunga serie di possibilità di incesto e tutte vengono condannate con la stessa formula: “chiunque praticherà qualcuna di queste abominazioni sarà eliminato dal suo popolo”. Lo stesso viene detto in Deuteronomio 27, 20-23 con in aggiunta l’abominio più vergognoso: “maledetto chi giace con la suocera!”.
Anche San Paolo nella prima lettera ai Corinti rimprovererà la comunità, perché tollera che uno dei suoi parrocchiani conviva con la moglie di suo padre. Il racconto dell’incesto di Lot con le figlie però vuole sottolineare tre realtà di cui dobbiamo tenere conto prima di scandalizzarci.
1) Qualche commentatore giustifica il comportamento delle due ragazze vedendo il loro comportamento come una vendetta verso un Lot senza cuore che le aveva offerte agli abitanti di Sodoma pur di non far del male ai due angeli suoi ospiti.
2) Nelle antiche società mediorientali la discendenza era fondamentale e regolata dalla legge di clan o della tribù e le figlie di Lot non vedevano nessuno in quel territorio che potesse unirsi a loro. L’unico maschio del clan era il povero Lot.
3) C’è un sottile, macabro e dispettoso umorismo in questo racconto sull’origine infamante dei due popoli nati da Lot e figlie: gli Ammoniti e i Moabiti, da sempre nemici di Israele che abitavano in Transgiordania. È un modo poco simpatico per dar loro dei figli di… ricordandogli le loro origini impure e scandalose.
Quando nascono i loro figli “la maggiore lo chiamo Moab… anche la più piccola partorì un figlio e lo chiamò Ammon” (Gen. 19, 37-38).
Moab contiene la parola ebraica “ab” che significa padre: il suo nome potrebbe significare “da o per mio padre”. L’odio verso i Moabiti crebbe quando si allearono con Nabucodonosor aiutandolo a distruggere Israele e Gerusalemme. Un po’ come gli attuali alleati dell’Iran attorno a Israele…
C’è qualcosa di positivo in questi versetti?
Lo trova Origene (storico cristiano del 2° secolo d.C che nello scritto “Contro Celso” sottolinea come “convinte che il mondo intero, insieme ai suoi abitanti , fosse stato distrutto , le figlie di Lot pensarono che il futuro della razza umana dipendesse da loro e decisero di dare discendenti a loro padre”, E il midrash Bereshit rabbà (storico rabbino del 1° secolo) ricorda: “toccava a Lot una gratificazione ancora maggiore e cioè quella di essere un antenato del Messia: Ruth, la moabita, infatti fu bisavola di Davide, mentre Naama, un’ammonita, divenne mamma di Roboamo, figlio di Salomone e si sa che il Messia discende da questi due sovrani”.
Vedete, anche in questo peccato il testo biblico ci ricorda che le vie del Signore possono trasformare le nostre debolezze in qualcosa di positivo.
Nel bene e nel male cala così il sipario sul nostro prode Lot e famiglia. Dopo questa performace da cavernicolo ubriacone, lui scompare dal testo sacro, perché ritorna il nostro patriarca Abramo, come vedremo più avanti.
Enrico De Leon