- di don Davide e don Alberto -
Ci avviciniamo alla chiusura di questo primo anno di cammino pastorale
nel quale le nostre comunità parrocchiali
hanno dovuto camminare insieme per affrontare un cambiamento per niente semplice. Ci arriviamo con le forti esperienze dei centri e dei campi estivi (ce ne sono ancora due in programma in queste settimane).Le attività estive per certi aspetti sono state il frutto di un paziente lavoro di ascolto, durato tutto l’anno, nel quale tutti hanno condiviso gli aspetti belli e caratterizzanti della loro comunità e accolto le ricchezze degli altri dando vita a qualcosa di nuovo che ha coinvolto non solo ragazzi, ma anche educatori, genitori, nonni; un incontro tra generazioni ritratto nelle tante fotografie scattate in questa estate.
Nei campi e nei centri estivi abbiamo incontrato circa 380 ragazzi accompagnati da più di 110 animatori che si sono alternati nel servizio. Mancano ancora per chiudere queste esperienze estive i campi con il triennio delle superiori (a Bocca di Magra) e degli universitari (l’ultimo weekend di settembre). Una ricchezza di esperienze che ci ha permesso di costruire relazioni, presupposto importantissimo per impostare il nuovo anno pastorale.
Le attività sono iniziate con un weekend al Colle don Bosco per gli animatori: era la festa del Corpus Domini e ci siamo soffermati a riflettere su una particolare figura del vangelo, sicuramente catalogabile tra i personaggi di secondo piano. Nel brano di Marco (14,13), ai discepoli Gesù dice: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli effettivamente trovarono quell’uomo e prepararono la Pasqua. Ci siamo lasciati ispirare da quella figura minore del vangelo, un uomo ricordato per quello strano particolare della brocca d’acqua, che semplicemente indica la strada ai discepoli e poi scompare. Ci è sembrato una buona descrizione del compito di un educatore: accompagnare verso luoghi in cui fare esperienza di Dio. Come tanti altri personaggi del vangelo, anche quest’uomo non sembra avere nulla di straordinario, eppure è fondamentale proprio nei giorni della Passione del Signore. Uno degli ultimi giorni del campo Super Ex a fine luglio, in una delle condivisioni dopo una riflessione sulla compassione e la generosità, una delle ragazze ha detto: “noi dobbiamo dare quello che non abbiamo!”. Un’altra bella intuizione sul compito che forse caratterizza ogni credente: dare non ciò che abbiamo, ma ciò che continuamente riceviamo in dono dal Signore! C’è una generosità, che abbiamo respirato in questi mesi, che moltiplica le energie e le risorse!
Ci sembra che lo stile vissuto nelle attività estive possa essere di ispirazione per le attività più ordinarie che vivremo nel corso dell’anno. La possibilità di vivere insieme esperienze di preghiera, momenti di confronto, l’occasione di condividere un pasto insieme, la cura della celebrazione eucaristica, il desiderio di essere generosi quasi da dare anche quello che non abbiamo, la cura delle relazioni personali tra le generazioni sono tutti ingredienti che ci piacerebbe ritrovare nelle attività programmate per il prossimo anno. Non sarà possibile probabilmente accendere un falò e fermarsi a guardare le stelle, ma non è detto che non sia possibile “inventare” serate altrettanto coinvolgenti e arricchenti.
Stiamo lavorando alla programmazione dell’anno pastorale (i dettagli e tutte le iniziative nel prossimo numero di Nichelino Comunità); vorremmo impostare il cammino in tre grossi periodi (di circa tre mesi), in modo tale che nel corso di un trimestre ognuno possa organizzarsi e partecipare ai momenti di vita comunitaria scegliendo tra appuntamenti di preghiera, giornate di comunitarie, o di ritiro spirituale. Fermo restando l'appuntamento domenicale con l'Eucaristia, occasione per incontrare il Signore, ma anche per tenere vivi i rapporti con la comunità.
Una proposta che vorrebbe, nelle sue intenzioni, essere semplice nelle linee essenziali, da proporre anche a chi si avvicina alla vita delle nostre comunità. Una serie di proposte che permetta di passare da una vita da credente a una vita da credente praticante (come si usa dire oggi), cioè ad una vita nella quale la nostra esperienza di fede personale si intreccia con quella di altri uomini e altre donne credenti come noi.
don Davide e don Alberto