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Dom, Dic
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50ª Settimana sociale dei cattolici

Proposte
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A luglio si è svolta a Trieste la 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia. Oltre 1000  partecipanti hanno condiviso esperienze e formulato proposte.

 “Al cuore della democrazia c’è la persona. La Chiesa tiene insieme la dimensione spirituale e quella sociale, sempre: guai a pensare che siano distinte o peggio ancora indipendenti”.  Così ha sintetizzato il card. Zuppi, presidente della CEI – Conferenza Episcopale Italiana,  l’esperienza di questa Settimana Sociale. Sono stati cinque giorni intensi e ricchi di spunti per i delegati diocesani rappresentanti delle varie realtà legate al mondo del lavoro e del sociale. Questa edizione è stata valorizzata dall’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che con un forte appello ha incoraggiato “a perseguire il bene non nell’interesse della maggioranza, ma di tutti e di ciascuno” .

Il dibattito si è incentrato sui grandi temi del nostro tempo introdotti al mattino  nelle “sessioni plenarie”. Nel pomeriggio e nelle ore serali i delegati si spostavano in diversi punti di Trieste  per visitare “i villaggi delle buone pratiche” e partecipare agli incontri nelle “piazze della democrazia”.  Papa Francesco nel suo intervento conclusivo ha posto l’accento sui mali ch epurtroppo caratterizzo la nostra società: “la corruzione e l’illegalità mostrano un cuore infartuato. Devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale. Ogni volta che qualcuno è emarginato tutto il corpo sociale ne soffre. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i vecchi”.

I cattolici, ha rimarcato Francesco, hanno qualcosa da dire:“non possiamo accontentarci di una fede marginale o privata. Si tratta non tanto di essere ascoltati, ma soprattutto di avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”. Non sappiamo se arriverà qualche cambiamento sostanziale, ma la Settimana Sociale ha comunque aperto qualche spiraglio sull’impegno pubblico dei cattolici, dopo la fine del “partito cattolico” che risale a una trentina di anni fa.

È comunque una notizia, mentre il dibattito dentro e fra i partiti langue, sostituito da prove muscolari a suon di post, i cattolici sono riusciti a confrontarsi anche con metodologie nuove.

L’auspicio è che questo metodo possa essere mutuato dalle diocesi e dalle parrocchie.

I treni passano e bisogna cercare di non perderli. A Nichelino persone che hanno saputo trasferire la loro dimensione ideale e di fede sul piano dell’impegno sociale ce ne sono state e ce ne saranno ancora.

I cattolici sono già attivamente presenti nel volontariato, perché non aumentare questa presenza nell’impegno politico? Il primo passo è di stare dentro non solo a ciò che accade nella Chiesa, ma anche ai fatti che coinvolgono il territorio. Si può essere coerenti con la fpropria fede e superare le remore verso la politica. Prendere posizione può magari alienarci la simpatia degli uni o degli altri, ma nascondere la testa sotto la sabbia non è mai una soluzione.

Marcello Aguzzi