- di don Gianfranco Sivera -
Era il luglio 2019, a ridosso dei giorni caldi legati alla nave Sea Watch e alle politiche muscolari dei «porti chiusi».
In coincidenza con la memoria liturgica di san Benedetto da Norcia - padre del monachesimo in Occidente e co-patrono d’Europa - oltre 60 monasteri di Clarisse e Carmelitane d’Italia avevano indirizzato una lettera aperta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio.
La lettera era stata poi pubblicata sul quotidiano cattolico Avvenire. Nel giro di pochi giorni, alla voce delle claustrali si è unita quella di 273 tra istituti e congregazioni, senza contare le adesioni di singoli religiosi e laici. Nella lettera inviata alle due alte cariche dello Stato, le monache esprimevano «preoccupazione per il diffondersi in Italia di sentimenti d’intolleranza, rifiuto e violenta discriminazione nei confronti dei migranti e rifugiati che cercano nelle nostre terre accoglienza e protezione».
Inoltre veniva proposto ai monasteri e alle comunità di aggiungere questa invocazione alle litanie della Vergine Maria, dopo la preghiera del Rosario: «Madre dei migranti, prega per loro! Madre di pietà prega per noi».
Il mare e soprattutto il porto richiamano comunicazione e accoglienza. Non a caso chi è in mare sospira un porto, soprattutto quando il mare è in tempesta. Noi italiani, gente di mare, conosciamo il bisogno di porti in cui poter approdare ed è per questo che, nella stragrande maggioranza, siamo gente accogliente e generosa. Sappiamo che chi è in mare non può essere abbandonato se è in difficoltà, sappiamo che i porti non possono essere chiusi quando una nave in pericolo e acciaccata cerca riparo e approdo.
Tutti noi, nel mare agitato della nostra vita, non di rado sentiamo il bisogno di porti sicuri in cui trovare rifugio e conforto, prima di riprendere il cammino. Uno di questi porti della vita è senz’altro la Vergine Maria: è il porto in cui il nostro cuore, sballottato qua e là da onde tumultuose, può sempre rifugiarsi. Maria con le sue braccia aperte, è sempre pronta ad accoglierci. Le sue braccia non si chiudono mai davanti alle nostre richieste di aiuto: se si chiudono è solo per proteggerci, mai per rifiutarci. E, quando la drammaticità della vita ha portato a ciò che umanamente è irrimediabile, le sue braccia diventano tenero giaciglio per i naufraghi della vita e, se necessario, sostituiscono le braccia mancanti dei cari lontani, così come abbiamo potuto sperimentare nei giorni tragici e cupi della recente pandemia.
Noi invochiamo Maria come “Aiuto dei cristiani”, ce lo ha insegnato don Bosco. Lei è per tutti noi porto sicuro in cui poter sempre attraccare, un porto dotato di tutti i mezzi per riparare le ferite del viaggio e rimettere in sesto la nostra traballante navicella prima di riprendere la rotta verso la meta finale della vita. Mi piace pensare che, quando arriveremo a quell’ultimo porto, Lei sarà là, pronta ad accoglierci per offrirci rassicurazione e guidarci a quell’approdo sicuro che è la Casa del Padre.
Come Maria, anche noi dobbiamo imparare a diventare sempre più porto sicuro e aperto per coloro che cercano aiuto nei diversi travagli della vita. Il porto è simbolo di comunicazione e di scambio ed è ricchezza solo quando impariamo a non chiuderci nel rifiuto dell’altro. Impariamo da Maria ad accoglierci con benevolenza gli uni gli altri. Costruiamo porti e ponti per unirci e per affrontare insieme le sfide che la vita ci riserva. C’è un momento in cui purtroppo, la competitività porta ciascuno a fare per sé, ma c’è anche il momento in cui ci si deve ritrovare insieme per riconoscerci come un’unica famiglia, sotto lo sguardo benevolo della Madre, Maria. Nella nostra comunità la invochiamo col dolce e rassicurante titolo di Madonna della Fiducia. Il suo sguardo di madre è sempre contento di vedere i figli riuniti attorno a Gesù per imparare a riconoscere in ogni naufrago un fratello o una sorella da accogliere e proteggere, uno dei tanti figli per cui Cristo è morto.
Don Gian Franco Sivera
Parroco Madonna della Fiducia e San Damiano