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Bibbia per tutti - Le domande e i gesti di Pilato

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Siamo nel periodo pasquale, la grande festa ebraica di Pesach che ricorda la liberazione degli schiavi

dall’Egitto sotto la guida di Mosè e il ritorno del popolo scelto da Dio nella terra del padre Abramo. Per noi cristiani è il ricordo della passione e morte di Gesù e la grande festa della resurrezione del Figlio di Dio che vince la morte e rende ognuno di noi figli del Padre.

Lasciamo allora per un momento il racconto del libro della Genesi di cui abbiamo parlato negli scorsi numeri del giornale, per analizzare due passaggi del racconto della passione di Gesù che possono risultare un po' oscuri o strani.

Gesù dopo il processo al Sinedrio viene portato dal procuratore romano Pilato che lo interroga, ma Gesù non risponde. Nel tentativo di liberarlo “a ogni festa era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato a scelta” (solo i vangeli parlano di questa consuetudine che però è verosimile in quanto al Pasqua era considerata festa di liberazione) Pilato chiede: “chi volete che io liberi: Barabba o Gesù?” (Mt. 27,15-16). Barabba – sappiamo dai Vangeli paralleli – era un ribelle antiromano che aveva ucciso durante la rivolta degli zeloti contro Pilato; era per molti giudei un eroe. In aramaico “bar” vuol dire figlio e “abba” significa padre: inconsciamente Pilato chiede alla folla di liberare il “figlio del padre” o il “Figlio del Padre” e la folla chiaramente sceglie colui che dà più fastidio al potere politico, chi lotta per una causa che può sembrare più giusta… Quanti politici abbiamo acclamato ed eletto perché parlavano alla nostra pancia per poi vederli sparire dopo poco tempo!

CHE NE FACCIO DI GESÙ?

Al che Pilato se ne esce con una domanda che potrebbe essere fatta anche ad ognuno di noi: “Ma allora che farò di Gesù chiamato Cristo?” Già, che ce ne facciamo di tutti i Gesù che incontriamo, che ci vivono intorno, che ci chiedono aiuto? Rispondiamo anche noi come la folla “sia crocifisso”, cioè chissene frega, vadano a morire da qualche parte ma lontano da qui? Oppure ce ne prendiamo cura, perché ogni gesto fatto ad ognuno dei piccoli, dei poveri, dei sofferenti e dei deboli è fatto a Gesù? Lo ascolto e cerco di mettere in pratica ciò che dice o lo mando a farsi crocifiggere così non disturba più? Che me ne faccio io di Gesù?

A questo punto Pilato compie un gesto che è diventato famoso anche come modo di dire: prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla dicendo “non sono responsabile di questo sangue”. Come diremmo oggi: se ne lava le mani, cioè sono affari vostri, a me non interessa più…

È questo che vuol dire Pilato, un governatore che di fronte a un problema si tira indietro o c’è qualcosa di più? È un gesto di menefreghismo o un gesto che l’antico testamento riporta e a cui Pilato si ispira per mandare un messaggio chiaro?

Vediamo. Nel libro del Deuteronomio al capitolo 21 si dice che se viene trovato il corpo di una persona assassinata fuori da una città, in un campo o in un bosco “gli anziani della città più vicina all’ucciso prenderanno una vitella”, la porteranno presso un corso d’acqua corrente e là ne faranno un sacrificio, “tutti gli anziani si laveranno le mani e dichiareranno: le nostre mani non hanno versato questo sangue e i nostri occhi non l’hanno visto spargere. Perdona Signore il tuo popolo Israele che tu hai liberato, non permettere che sangue innocente sia versato in mezzo al tuo popolo”.

Commenta il biblista card. Ravasi: “lo spargimento di sangue comportava una profanazione della sacralità della vita e costituiva quindi nella mentalità antica una maledizione. Si doveva quindi compiere un rito che permettesse di allontanare il male provocato da quel gesto”. Gli anziani della città, cioè coloro che la governavano, si lavano davanti a tutti sottolineando l’innocenza loro e dei loro cittadini di fronte a un crimine. Ecco che allora il gesto di Pilato assume un altro senso: egli si dichiara innocente del sangue che sarà versato, cioè quello di Gesù, ma essendo il governatore, cioè l’anziano, dichiara l’innocenza di tutto il popolo chiedendo perdono a Dio per ciò che sta per accadere, così come richiedeva la Torah.

Lo stesso Gesù, che la Bibbia la conosce bene, si assocerà al gesto di Pilato, chiedendo a Dio: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc. 23,34)

Di fronte alle tante tragedie che scoppiano nel nostro mondo, alle tante morti di innocenti forse dovremmo anche noi ricordarci in primis di chiedere perdono a Dio, perché non siamo capaci di agire per il bene di ogni uomo?

Ringrazio il parroco torinese della parrocchia di Gesù Buon Pastore che mi ha ispirato la meditazione sulle parole di Pilato “che me ne faccio di Gesù”.

Buona Bibbia a tutti!

Enrico de Leon