30
Gio, Mar
116 New Articles

Don Andrea, un prete a Praga

Proposte
F
Typography

Nichelinese di origine, don Andrea Barbero è prete dal 2003 e diciotto anni li ha passati all’estero, a Praga.

Fa parte della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo, legata a Comunione Liberazione, il movimento fondato da don Luigi Giussani.  

Ora don Andrea è a Roma e qui è il padre spirituale del seminario della Fraternità di San Carlo. Alle soglie della cinquantina, compirà 50 anni il prossimo 18 maggio (stesso giorno di nascita di San Giovanni Paolo II) ci racconta la sua esperienza.

Sono passati un po’ di anni da quando è partito…

Ricordo Nichelino con molto affetto come il luogo della mia infanzia, adolescenza e giovinezza. Si è sempre segnati dal luogo in cui si nasce e cresce, ma in fondo quello che ci segna di più sono le persone, per cui i miei ricordi più affettuosi vanno agli amici con cui sono cresciuto e che hanno contribuito in maniera importante alla crescita della mia persona. Pur non frequentandoli più, rimangono nei miei ricordi e soprattutto nelle mie preghiere

C’era una volta la Cecoslovacchia, uno dei Paesi più atei al mondo. Il “muro” era già caduto da un po’, ma a Praga, nella Repubblica Ceca, lei giovane prete italiano cosa ci andò a fare?

Fummo mandati là nel 2003 su richiesta dell’allora arcivescovo di Praga, Card. Miloslav Vlk, per operare in mezzo agli studenti universitari nel contesto di un paese che fieramente si considera il più ateo del mondo. L’Arcivescovo Vlk, che veniva dal movimento dei Focolari, stimava molto don Giussani e il movimento di Cl. Sapeva, inoltre, che negli anni ‘70, durante il regime comunista, alcuni giovani studenti di Cl visitavano clandestinamente i cattolici perseguitati dal regime, portando oltre cortina bibbie e letteratura religiosa vietata dallo stato. Una volta caduto il muro ricominciò un’opera di evangelizzazione che agli inizi del 2000 portò anche noi a Praga a collaborare con la chiesa locale.

Come vede ora la situazione nell’Europa dell’Est? Questa guerra in Ucraina ha di nuovo complicato tutto?

Va precisato innanzitutto che la Repubblica Ceca essendo centro Europa differisce significativamente dall’Ucraina, la quale culturalmente ha affinità con il mondo slavo orientale e russo. Detto questo, la guerra complica non solo la vita dell’Europa dell’est, ma di tutti. Isolare l’odierno conflitto dal resto del mondo è un’operazione artificiale. In un mondo iperconnesso, quello che accade in un punto ha ripercussioni su tutto il resto. Per questo occorre seguire la linea del Santo Padre per cercare una soluzione condivisa per il bene di tutti.

Tornato in Italia, a Roma, adesso si occupa della formazione di seminaristi della Fraternità di San Carlo. Nel calo generale di vocazioni al sacerdozio questa è una delle poche realtà che in Italia continua ad essere in controtendenza. Secondo lei perché?

La nostra realtà conta delle vocazioni innanzitutto perché essendo legata al movimento di Cl ha ancora la possibilità di incontrare tanti giovani appartenenti a quell’esperienza. Il secondo motivo è legato al nostro stile sacerdotale che ha nella vita comune con altri sacerdoti il suo punto di forza. In un mondo sempre più individualistico, la testimonianza e l’esperienza che vengono da una vita comunitaria risultano essere più attrattive. Nelle diocesi può capitare di vedere sacerdoti che collaborano, ma spesso questa collaborazione ha solo come fine l’essere più efficaci dal punto di vista pastorale o per vincere la solitudine. Per noi la vita comune non è funzionale a qualcosa, ma è la nostra identità. Quando i giovani incontrano dei sacerdoti amici, ne rimangono affascinati, e quel fascino, se Dio fa sentire la sua voce, diventa strada per la vocazione.

La Fraternità di San Carlo è una delle tante iniziative nate sulla scia del carisma di don Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione. Quest’anno ricorre il centenario della nascita. Quale eredità ha lasciato?

L’eredità di don Giussani è in realtà ancora in molta parte da scoprire, come ha ricordato recentemente in un lungo e bellissimo intervento il Santo Padre Francesco nell’udienza speciale concessa a tutto il movimento lo scorso 15 ottobre in piazza San Pietro, alla presenza di 60.000 ciellini. Per me personalmente l’eredità di don Giussani è tutta nella passione che lui ha avuto per ogni uomo che ha incontrato sulla sua strada e a cui ha voluto donare ciò che aveva di più caro nella vita, ossia l’amicizia con Cristo. Gesù Cristo, Vita della vita, questo è stato l’ideale che ci ha trasmesso.