Avevamo lasciato l’umanità appena creata – “ish” (uomo) e “isshà” (donna) - nel paradiso terrestre,
perché “lo coltivasse e lo custodisse” (Gen. 2,15) in una situazione di armonia con il resto del creato, di felicità piena e perfezione. “Ora tutti e due erano nudi, ma non provavano vergogna”, cioè non avevano paura di nulla, neanche di mostrarsi per quello che si è con le proprie fragilità o inadeguatezze.
Il libro della Genesi non ci racconta altro di come passassero le giornate i due terrestri. Ce lo raccontano invece i libri apocrifi e i commenti rabbinici: “gli angeli gli portavano da mangiare servendoli come famigliari. Anche gli animali esaudivano i loro desideri, erano assoggettati e ricevevano il cibo dalle loro mani. Non solo gli animali conoscevano il linguaggio dell’uomo, ma rispettavano in lui l’immagine di Dio e avevano rispetto della prima coppia umana”.
Era quasi come lavorare in uno zoo a cielo aperto. Ma non è tutto… manca una cerimonia importante: “lo sposalizio della coppia primigenia venne celebrato con uno sfarzo che non ha paragoni nella storia. Dio stesso abbigliò e adornò la sposa prima di accompagnarla da Adamo. Gli angeli si disposero intorno al baldacchino nuziale e Dio pronunciò la benedizione sugli sposi. Gli angeli danzarono e suonarono per Adamo ed Eva”.
Ma quest’armonia cosmica viene subito spezzata con l’arrivo del male. “Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici” (Ge. 3,1) e chiese alla donna: è vero che Dio vi ha detto di non mangiare i frutti degli alberi? La donna ricorda che non possono solo mangiare “i frutti dell’albero che sta in mezzo al giardino”, cioè l’albero della conoscenza del bene e del male. Allora il serpente tanto dice e tanto fa che la donna “prese il suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito e anch’egli ne mangiò. Allora si coprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi”. (Gen. 3, 6-7).
Il serpente nell’antichità era l’animale più temuto sia per l’uomo sia per le bestie da allevamento: sa nascondersi, sa mimetizzarsi, è velenoso; cammini nel deserto e lo calpesti, lavori in agricoltura e lui spunta e ti morde, entri in un anfratto e lui è lì… un vero incubo primordiale.
I testi extra biblici dicono che il serpente, il più astuto, vuole sostituire l’uomo come prediletto di Dio, per questo lo induce alla disobbedienza. “Le sue superiori doti intellettive gli fecero perdere il timor di Dio. La sua invidia per l’uomo gli fece escogitare ogni sorta di espedienti per farlo cadere in qualche tranello. In particolare invidiava la sua situazione coniugale”. Si era innamorato di Eva! Boia di un serpentello libidinoso!
Questo raccorto ripreso dal libro della Genesi è debitore di molte saghe e mitologie dell’antico Oriente. In Mesopotamia nell’epoca di Ghilgamesh si narrava che l’eroe si era impossessato del frutto della pianta della vita e lo stava portando agli uomini, quando un serpente glielo ruba e se lo mangia. I Cananei vedevano nel serpente la divinità del male. Per i greci il serpente succhia il sangue del toro Mika, lo indebolisce e provoca siccità e disastri sulla terra.
Anche Israele raccoglie questi racconti e indica nel serpente colui che rompe la pace cosmica voluta da Dio. Ricordiamo anche che il faraone in Egitto portava sulla fronte l’uracus, cobra femmina, rappresentante del fuoco e del suo potere illimitato come corona regale, considerato un idolo per gli ebrei.
Il serpente è sempre stato simbolo di negromanzia e idolatria, in ebraico si chiama “nacash”, termine che nel Pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia) indica la divinazione, la magia. Ciò che sconvolge l’armonia del cosmo è il male, l’idolatria, il potere politico (il faraone), la sete di onnipotenza e immortalità e l’allontanamento dal vero Dio e dalla sua parola.
Questo ci vuole dire il mito del serpente, ma anche... che in fondo è solo una “chajjat hassadeh”, cioè bestia selvatica (Gen, 3,1). Anche lui è una creatura, non una divinità; è un essere che appartiene alla realtà delle cose che non sono in Dio.
Se il male è presentato, non è pero spiegato. È presenza improvvisa che precede l’uomo. Da dove sbuca? Da dove viene? Per la Bibbia il male è reale, ma la sua origine resta un enigma. Come l’uomo viene dopo la creazione così viene dopo il male. Dice Enzo Bianchi: “per i rabbini questo significa che il come della creazione e l’origine del male sono argomenti interdetti all’indagine dell’uomo”.
Lasciamoli sotto l’albero proibito i nostri tre attori, uomo, donna e serpente, consapevoli della loro nudità, cioè fragilità, debolezza e inadeguatezza al ruolo per cui Dio li aveva sognati. Lasciamoli lì ad incolparsi l’un l’altro; anche la solidarietà, l’amicizia e la complicità sono scomparse, mentre in lontananza si sentono i passi di Dio che si avvicina.
Buona Bibbia a tutti!
Enrico del Leon