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Dom, Dic
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Perchè ricordiamo i nostri cari al cimitero

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Anche quanti sono mossi da una speranza semplicemente umana percepiscono

la seduzione dell’orizzonte che spinge ad esplorare mondi che ancora non si conoscono. La Bibbia è piena di storie di pellegrini e viaggiatori. La vocazione di Abramo comincia con questo comando “vattene dalla tua terra” (Gen.12,1). E il patriarca lascia quel pezzo di mondo che conosceva bene e che era una delle culle della civiltà del tempo. Tutto cospirava contro la sensatezza di quel viaggio. Eppure Abramo parte.

Nel suo cammino nel mondo l’uomo non è mai solo. Soprattutto il cristiano non si sente mai abbandonato, perché Gesù ci assicura non solo di aspettarci al termine del nostro viaggio, ma di accompagnarci in ciascuno dei nostri giorni. Fino a quando perdurerà la cura di Dio nei confronti dell’uomo? fino a quando il Signore Gesù che cammina con noi, ci sarà accanto?

La risposta del Vangelo non lascia adito a dubbi “fino alla fine del mondo”. Passeranno i cieli, passerà la terra, verranno cancellate le speranze umane, ma la parola di Dio è più grande di tutto e non passerà. E lui sarà con noi. Non ci sarà giorno della nostra vita in cui cesseremo di essere una preoccupazione per il cuore di Dio. Perché fa questo? Semplicemente perché ci ama. Dio provvederà a tutti i nostri bisogni, non ci abbandonerà nel tempo della prova e del dubbio.

Questa certezza chiede di annidarsi nel nostro cammino per non spegnersi mai. Qualcuno la chiama col nome di “Provvidenza” cioè la vicinanza di Dio, il camminare di Dio. Non a caso tra i simboli cristiani della speranza c’è quello dell’àncora. Essa esprime che la nostra speranza non è vaga; non va confusa col sentimento mutevole di chi vuole migliorare le cose di questo mondo in maniera velleitaria, facendo leva solo sulla nostra forza di volontà. La speranza cristiana infatti, trova la sua radice non nell’attrattiva del futuro, ma nella sicurezza di ciò che Dio ha promesso e realizzato in Cristo Gesù. La nostra fede è l’àncora in cielo. Noi abbiamo la nostra vita ancorata al cielo. “homo viator, spes erectus” dicevano gli antichi. Il santo popolo fedele di Dio è gente che sta in piedi (erectus) e cammina (viator) nella speranza. Questa è la storia dell’umanità, un popolo in cammino, come recita il canto, verso la Gerusalemme celeste. Quella è la meta finale, il termine del viaggio terreno. Ogni anno il 2 novembre la comunità dei fedeli ricorda e onora coloro che sono arrivati e che, terminato il viaggio terreno, sono nella gloria del Padre. Porteremo un fiore, pregheremo per i nostri morti, ne aggiusteremo le tombe. Rivolgeremo una preghiera ai nostri cari e a tutti coloro che ci hanno preceduti. Alzando gli occhi al cielo i nostri occhi umani si riempiranno di lacrime colme d’amore. Ma al cimitero andiamoci nella Fede: Gesù morto e risorto riaccenderà la speranza del giorno della resurrezione…e sarà anche consolante

Marcello Aguzzi