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Dom, Dic
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Paolo di Tarso protagonista nella diffusione del Vangelo

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Raccontano gli Atti degli Apostoli che San Paolo, tornato a Gerusalemme dopo i suoi viaggi missionari, viene arrestato e processato.

Per difendersi dalle accuse spiega la sua storia a chi lo sta ascoltando. “Quando sentirono che parlava in ebraico fecero silenzio… Io sono un giudeo, nato a Tarso in Cilicia” (si trova nell’odierna Turchia del sud davanti all’isola di Cipro).

Paolo nasce probabilmente nel 5 d.C. Suo padre era un tessitore, mestiere che come vuole la tradizione ebraica impara e svolge. A Tarso acquista anche la cittadinanza romana. “Però sono stato educato in questa città (n.d.r. Gerusalemme), formato alla scuola di Gamaliele nell’osservanza scrupolosa della legge”, aggiunge Paolo. Rabbi Gamaliele fu uno dei più grandi maestri della spiritualità ebraica del 1° secolo ed anche presidente del sinedrio, noto per la sua mitezza e tolleranza verso i non ebrei. La sua scuola biblica a Gerusalemme era molto frequentata e da lì uscirono molti rabbini e dottori della legge che influenzarono l’ebraismo dal 2° secolo in avanti.

Oggi noi diremmo: ho studiato la Bibbia alla scuola del cardinal Martini o del cardinal Ravasi… Gamaliele lo troviamo in At. 5,34, mentre nel sinedrio difende i cristiani arrestati suggerendo di lasciarli liberi perché “se il loro operato viene da Dio, non riuscirete a distruggerli… se è opera umana si distruggerà da sola”. Era quindi un’autorità in Israele, un vero maestro e grande conoscitore della Parola di Dio.

 

DA PERSECUTORE A PERSEGUITATO

Ma torniamo al racconto di Paolo: “Io ho perseguitato a morte questa via (cioè il Cristianesimo che stava iniziando ad espandersi) incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come possono testimoniare il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani (cioè il sinedrio)”. Da persecutore ora Paolo è diventato perseguitato per aver aderito alla Via di Gesù e si difende ricordando non solo di aver agito per ordine delle autorità giudaiche, ma soprattutto di essere stato d’accordo con le loro scelte. Si legge in Atti che mentre il primo martire Stefano viene lapidato “Saulo approvava la sua uccisione”. Poco dopo il sinedrio affida a Paolo il compito di andare a Damasco, dove si era sviluppata una grande comunità cristiana, per arrestare altri convertiti alla via di Gesù. Ormai nei pressi della città siriana, racconta Paolo, “verso mezzogiorno all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentì una voce che mi diceva ‘Saulo, Saulo’ perché mi perseguiti?  Io risposi ‘chi sei Signore?’. Mi disse ‘Io sono (n.d.r.  il nome ebraico di Dio) Gesù il nazareno che tu perseguiti”. Le guardie del tempio che erano con lui vedono la luce, ma non sentono le parole, però lo raccolgono e tenendolo per mano, come fosse un bambino, in quanto la luce lo ha accecato, lo accompagnano a Damasco. Qui per tre giorni viene ospitato da un certo Giuda in una strada chiamata Diritta. A Damasco c’era un discepolo chiamato Anania, Gesù gli appare e gli ordina di cercare Paolo, di guarirlo e battezzarlo. Il nostro fa un po' di resistenza perché sa bene chi è Paolo e ne ha paura, ma poi obbedisce.

Così ricorda Paolo: “A un certo punto Anania, devoto osservante della legge e stimato da tutti i giudei là residenti, venne da me, mi si accostò e disse: ‘Saulo, fratello, torna a vedere’, mi impose le mani e in quell’istante vidi”. Anania ha davanti il nemico, il persecutore, l’uccisore di fratelli, ma lo chiama fratello e lo aiuta, gli porta pure da bere e da mangiare e lo guarisce…. In questi tempi di guerra e di odio ricordiamoci di Anania e imitiamolo! Preghiamo e aiutiamo il malvagio, il nemico perché guarisca dalla sete di potere, di violenza, di guerra e si converta all’amore universale.

“SONO CITTADINO ROMANO”

Ma torniamo a Paolo: ora si farà chiamare con questo nome dopo essere stato battezzato, dal latino “paulus” cioè “piccolo”. Lui, il più grande evangelizzatore di ogni tempo, sceglie di farsi chiamare così per umiltà abbandonando il nome ebraico di Saulo (scelto-prescelto da Dio). Dopo aver raccontato la sua conversione agli apostoli in Gerusalemme, Paolo compirà tre viaggi missionari tra Turchia, Cipro e Grecia percorrendo a piedi e in nave oltre 5.000 chilometri con vari accompagnatori: Barnaba, Giovanni-Marco, Sila, Luca, Timoteo e Tito i più importanti. Alla fine del terzo viaggio è arrestato a Gerusalemme e processato. Paolo si dichiarerà cittadino romano, privilegio per cui non può essere né flagellato, come stavano per fare, né condannato se non da un tribulale romano. Per questo lo portano alla fortezza di Cesarea sul Mediterraneo e da lì lo fanno partire via mare alla volta di Roma. Dopo un avventuroso naufragio a Malta, arrivano finalmente a Roma, dopo aver toccato Reggio Calabria e Pozzuoli. Racconta Luca: “I fratelli di Roma ci vennero incontro fino al foro di Appio e alle Tre Taverne (n.d.r 65 e 45 km. fuori città). Arrivati a Roma fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia… Paolo passò due anni in quella casa annunciando il regno di Dio” (Atti 28).

Così termina il libro degli Atti degli Apostoli con le notizie bibliche che abbiamo su Paolo. Di lui abbiamo anche 13 lettere. La tradizione ci dice che Paolo sia poi stato liberato e che abbia svolto attività missionaria in Europa fino in Spagna. Arrestato di nuovo, sarà giustiziato nel 67 d.C., sotto Nerone. Gli tagliarono la testa che rimbalzò tre volte a terra facendo sgorgare tre fontane: a Roma c’è appunto la basilica delle Tre Fontane. I resti dell’apostolo “piccolo” vennero inumati prima nelle catacombe di S. Sebastiano e dal IV secolo in una tomba dove ora sorge la basilica di San Paolo fuori le mura. La sua festa è il 29 giugno, giorno di vacanza per la città di Roma di cui è patrono con Pietro.

Buona Bibbia e felici vacanze a tutti! (Il racconto di Paolo e al cap. 22 degli Atti…leggetelo!)

Enrico de Leon