Il terzo vangelo inizia così: “poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi…
così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate e di scrivere un resoconto per te”.
Prima di spiegare chi era Luca vediamo a chi dedica il suo vangelo: a un certo Teofilo che per qualche commentatore è un cristiano di Antiochia; per altri è un funzionario greco o romano che si sta convertendo al cristianesimo e vuole saperne di più. Per altri rappresenta invece il destinatario ideale di chi è in ricerca di Dio: Theo-philos (amico di Dio) cioè ogni uomo in cammino che apre il suo cuore al mistero. Luca scrive per noi e ci dice: se cerchi Dio leggi cosa ha detto e fatto Gesù, il figlio di Dio “poi va e anche tu fai così” (Lc. 10,37).
Ma chi è lo scrittore del terzo vangelo?
Di lui non sappiamo molto. Il suo nome, dicono gli esperti, è la forma abbreviata di Lucano: secondo Eusebio di Cesarea era originario della Siria, mentre altri commentari sostengono che fosse di Antiochia, quindi non ebreo, ma di famiglia greca e discepolo di Paolo. Durante il suo secondo viaggio missionario Paolo “attraversò la Frigia e la Galazia” (Atti 16,6) cioè l’attuale Turchia. Qui Paolo si ammala, logicamente chiamano un dottore per curarlo e nella lettera ai Colossesi scrive: “Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema”. Luca incontra Paolo in Galazia per visitarlo, resta così colpito da lui che ne diventa il medico di base, lo seguirà nei suoi viaggi missionari e spesso dovrà curarlo per un misterioso male che affligge Paolo “dolori di stomaco e tante frequenti indisposizioni”, ma più spesso da botte, bastonate e frustate che deve subire per l’annuncio del Vangelo.
Quando Paolo riparte dalla Galazia troviamo nel racconto degli Atti degli Apostoli il primo di quelli che sono chiamati “frammenti-noi”: cioè è Luca stesso a raccontare in prima persona: “subito cercammo di partire per la Macedonia… salpati da Troade facemmo vela verso Filippi… restammo in quella città giorni. Il Sabato uscimmo fuori”. Paolo, Luca e gli altri annunciavano il Vangelo, ma la folla insorse contro di loro e, strappatigli i vestiti, cominciarono a bastonarli. Dopo averli caricati di colpi, li gettarono in carcere. Meno male che c’era un medico con loro!
Siamo intorno all’anno 51 d.C, dopo il concilio di Gerusalemme e probabilmente Luca sta cominciando a raccogliere le testimonianze sulla vita di Gesù per scrivere il suo libro. Qualche anno dopo si ritrova con Paolo a Filippi per il terzo viaggio missionario nel 57. Alla fine del viaggio “fatti i preparativi salimmo a Gerusalemme dove i fratelli ci accolsero festosamente”. Ma Paolo viene arrestato e tenuto in prigione a Cesare per due anni. Luca non può restargli accanto, ma lo accompagnerà dopo quando Paolo viene trasferito a Roma per essere processato in quanto cittadino romano. Luca è testimone della tempesta e del naufragio a Malta: “gli abitanti ci trattarono con rara umanità, coi accolsero tutti attorno a un fuoco… il padre del governatore era malato, Paolo gli impose le mani e lo guarì”. Dopo tre mesi ripartono, chiudono lo studio medico associato “Paolo & Luca medicina generale”, sbarcano a Reggio Calabria e poi arrivano a Roma”. Qui per due anni l’apostolo delle genti è agli arresti domiciliari e Luca è con lui. Più tardi gli è vicino nella seconda prigionia a Roma, “il solo Luca è con me”, scrive nella seconda lettera a Timoteo.
Dopo la morte di Paolo la tradizione dice che Luca operò in Acaia (Grecia, dove c’è Corinto), morì di morte naturale in Boezia o in Bitinia (Turchia, verso il Mar Nero). Così riporta l’antico scritto del prologo Monarchiano: “Non avendo avuto moglie né figli, di anni 74, morì pieno di Spirito Santo. Luca Siro, di nazione antiocheno, medico di professione e discepolo degli apostoli”. La tradizione afferma che i suoi resti furono portati a Costantinopoli nel 357.
Qualche commentatore vede in Luca uno dei due discepoli di Emmaus in quanto uno ha un nome, Cleopa, (Lc. 24,19) mentre l’altro è innominato. La Chiesa cattolica dà a Luca il compito di essere il patrono dei pittori perché secondo un racconto, già attestato nel 500, Luca avrebbe dipinto immagini di Gesù, degli apostoli e soprattutto di Maria. All’accademia di San Luca a Roma c’è un dipinto di Raffaello che lo raffigura mentre sta dipingendo un quadro di Maria con in braccio Gesù bambino. Il simbolo dell’evangelista Luca è il toro alato con riferimento all’Apocalisse di Giovanni e ad una visione del profeta Ezechiele. Termino con una frase di Paolo che indica, senza nominarlo “il fratello la cui lode è nel Vangelo per tutte le Chiese” (2 Tim. 4,11. San Girolamo e con lui tanti antichi biblisti vedono in Luca questo fratello lodato da Paolo.
Buona quaresima a tutti – si spera nella pace – nella gioia e nello stare insieme nell’attesa del grido di vittoria della resurrezione!
Enrico de Leon