Clemens August von Galen era il vescovo cattolico di Münster, città della Renania-Vestfalia.
Dopo la guerra nei titoli dei giornali venne soprannominato il “Leone di Münster” per il suo coraggio e la sua tenacia. Discendente di un’antica famiglia della nobiltà tedesca, fu fiero oppositore della prima ora delle teorie nazionalsocialiste sulla purezza della razza e non tardò a scontrarsi con il regime nel momento di massima ascesa, quando la potenza del Führer pareva inarrestabile.
“Nec Laudibus, Nec Timore” (Né con le lodi, né con il timore) fu il motto scelto da von Galen al momento della sua consacrazione episcopale nel 1933 che coincise con la completa presa del potere di Adolf Hitler. Ricorre quest’anno l’80° anniversario (agosto 1941) di un memorabile discorso Clemens August von Galen in cui si scagliò contro il piano di sterminio delle “vite improduttive” varato dal Terzo Reich. Parlò chiaramente: «Avete voi o io il diritto di vivere solo finché si è utili alla produzione? Se si ammette questo principio, ossia che la persona incapace di produrre possa essere soppressa, allora guai a tutti noi quando saremo vecchi e decrepiti. Se si possono uccidere esseri improduttivi, guai agli invalidi che nel processo produttivo hanno profuso e sacrificato le loro energie e le loro membra sane; guai ai nostri soldati che tornano in patria gravemente mutilati e invalidi. Così nessuno è sicuro della propria vita».
Il programma Aktion T4 aveva pianificato la sistematica eliminazione dei disabili e dei malati lungodegenti o terminali e di quelli non tedeschi, tutti definiti “mangiatori inutili” e “vite indegne di vivere” secondo l’ideologia nazista. Sparirono dai luoghi di ricovero decine di migliaia malati e disabili, portati nei centri di sterminio e lì condotti all’insaputa dei famigliari. Qualche anno prima era stata approvata la Legge per la prevenzione della prole ereditaria con l’ordine di sterilizzazione obbligatoria per i malati di mente e gli alcolisti. La campagna eugenetica si stava dispiegando in tutti i suoi aspetti terrificanti.
A partire dall’agosto 1941 questa predica di Von Galen sul 5° comandamento circolò clandestinamente, ricopiata a mano nelle case, in Germania e all’estero. Un articolo del New York Times del 1943 definì il vescovo di Münster come «l’oppositore più ostinato del programma nazionalsocialista anticristiano». Martin Bormamm, potente gerarca nazista e segretario personale di Adolf Hitler, sollecitò ripetutamente l’impiccagione di Von Galen, ma la resa dei conti fu rinviata in attesa della fine degli eventi bellici temendo reazioni tra la popolazione che continuava a proteggere e a simpatizzare per il vescovo.
Come si sa però le cose finirono diversamente. Nonostante questo alla fine del conflitto Von Galen ebbe parole dure anche nei confronti degli alleati respingendo l’idea di “colpa collettiva” a carico del popolo tedesco: «Sotto il nazismo lo dissi pubblicamente, e lo dissi anche riguardo a Hitler nel ’39, quando nessuna potenza intervenne allora per ostacolare le sue mire espansionistiche. La giustizia è il fondamento dello Stato. Se la giustizia non viene ristabilita, allora il nostro popolo morirà per dissoluzione interna. Oggi devo dire: se non viene rispettato il diritto, allora non verrà mai la pace e la giustizia tra i popoli».
Allo stesso modo Von Galen, nominato cardinale da Pio XII, criticò la teoria del moral bombing (bombardamento morale), applicata da Churcill e alleati per stroncare il Reich con massicci bombardamenti aerei a tappeto sulle città e sulla popolazione civile inerme. Anche la città di Münster fu praticamente rasa al suolo e lo stesso Von Galen scampò per miracolo tra le macerie del duomo e dell’episcopio.
Purtuttavia il vescovo non saltò sul carro di chi aveva vinto la guerra: «È veramente terrificante che il nazionalismo esasperato, culminante nel culto della razza proprio del nazionalsocialismo, domini oggi anche tra i vincitori, a tal punto che a Potsdam si è deciso di espellere l’intera popolazione tedesca dai territori assegnati alla Polonia e alla Cecoslovacchia e di ammassarli nei territori occidentali».
Restano davvero attuali il messaggio e la testimonianza del “Leone di Münster”, in difesa della dignità umana, della vita, della pace e della giustizia.