Abbiamo incontrato Gianpaolo Marangella, diacono che da qualche mese presta il suo servizio in parrocchia a Nichelino
, per farci raccontare qualcosa di sé.
Ciao Gianpaolo, vuoi presentarti ai nostri lettori?
Certo! Mi chiamo Gianpaolo, anche se all’anagrafe sono Giovanni Paolo. Sono nato a Grottaglie, in provincia di Taranto, nel 1981. Sono cresciuto con la mia famiglia: mio papà Arturo, che oggi mi accompagna dal cielo, mia mamma Laura e mio fratello Cosimo. Fin da piccolo ho avuto un’educazione religiosa: ho frequentato le scuole dalle suore e, alle medie, ho deciso di entrare in seminario.
Poi la vita ti ha portato a fare altre esperienze…
Sì, durante l’adolescenza ho vissuto come tutti: amicizie, prime cotte, delusioni. Nel 2004 mi sono arruolato: era il mio sogno avere un lavoro stabile, ma non ho mai smesso di sentire la presenza di Dio vicino a me, anche nei momenti più difficili, come durante le missioni all’estero.
Quando sei arrivato a Torino?
Nel 2008 sono entrato nei Carabinieri e ho iniziato a lavorare a Torino. Qui ho trovato anche un dono più grande del lavoro: la mia famiglia. Nel 2010, dopo un periodo un po’ complicato, ho conosciuto Kelly Cristina, una ragazza brasiliana. È stato amore a prima vista: appena l’ho incontrata ho capito che era lei la persona che avevo sempre cercato. Insieme abbiamo due gemelle, Anita e Rebecca, che ci riempiono la vita. Adesso abitiamo a Piobesi.
Vi siete ambientati bene qui in Piemonte?
Sì, tantissimo. A Piobesi ci siamo sentiti accolti come in una grande famiglia: abbiamo trovato persone che ci vogliono bene e ci sostengono nella quotidianità.
Come sei arrivato alla scelta del diaconato?
È stato fondamentale il mio ex parroco, don Tonino Enrietto. Lui ha pregato tanto per avere un diacono che lo aiutasse e mi ha spinto con entusiasmo a fare questo passo. Grazie a lui abbiamo vissuto momenti importanti, come il matrimonio e i sacramenti, fino al cammino del diaconato. Ho iniziato il mio servizio a Piobesi e oggi sono a Nichelino, in particolare nella parrocchia di Sant’Edoardo Re, che mi ha accolto con grande calore.
Che significato ha per te questo servizio?
Per me è un dono enorme. Ogni giorno ringrazio Dio per quello che mi dà e spero, nonostante i miei limiti, di poter essere uno strumento utile nelle sue mani, al servizio della comunità.