Nelle foto che giungono da Gerusalemme, Betlemme e Nazaret le strade sono quasi deserte.
Fa un certo effetto pensando che siamo a Natale, solitamente un periodo affollato di turisti e pellegrini. Il flusso si è praticamente azzerato all’indomani Di quel “7 ottobre”, dopo gli attentati sferrati dai militanti di Hamas e lo scoppio della guerra a Gaza. Un duro colpo all’economia locale, soprattutto per i cristiani, ma anche per i musulmani ed ebrei, arabi e non, israeliani e non. Difficilmente la situazione migliorerà a breve.
Tante sono le attese e le aspettative per questo Natale 2024, nella terra di Gesù, nei luoghi dove si è incarnato, ha vissuto e predicato. Ma ancora non si sa se nella basilica della Natività si potrà celebrare il Natale; il passaggio dal muro che separa Gerusalemme da Betlemme, appena 12 km, non è scontato.
A Gerusalemme ci sono tanti presidi delle forze di sicurezza soprattutto nella città vecchia e di venerdì, giorno di festa dei musulmani.
Il conto dei morti, dei feriti ed i danni nella striscia di Gaza sono terribili, il quotidiano israeliano Haaretz ha riporta che oltre il 60% delle vittime sono civili. Gaza appare come un cimitero. Nella parrocchia cristiana dedicata alla “Sacra Famiglia” sono rifugiate 600 persone e le scorte di farina scarseggiano come l’acqua e le medicine. Nessuno può uscire, per motivi di sicurezza, dalla parrocchia. Ha spiegato George Antone, referente di Caritas Gerusalemme: “a Gaza finora siamo sopravvissuti a tutto ciò che è stato e crediamo che sopravviveremo a tutto ciò che sarà. Il nostro Dio non ci ha mai lasciati e non ci abbandonerà. Per favore - è l’appello - teneteci nelle vostre preghiere”. La comunità cristiana di Gaza (1017 fedeli, la maggioranza ortodossi poco più di 100 sono i cattolici) ha scelto di restare ed è rifugiata nella parrocchia ortodossa di San Porfirio e in quella latina della Sacra Famiglia situata nel quartiere Zeitoun a Gaza city. “Se dobbiamo morire moriremo nella casa del Signore, in chiesa, piuttosto che in luoghi dove non abbiamo un tetto e del cibo.
Natale dovrebbe il trionfo della vita. Oggi pare di dire una blasfemia pensando alla sofferenza di quelle popolazioni. Eppure quel Dio fattosi carne ha scelto questi luoghi per nascere ed un motivo deve pur esserci.
La speranza è che questo bambinello che nasce, piccolo, disarmato, segno di pace per ciascuno e per il mondo intero, torni veramente ad essere una buona notizia
Marcello Aguzzi