Con don Davide e don Eduard stiamo muovendo i primi passi del nuovo cammino delle nostre parrocchie.
Tra l’entusiasmo dei primi giorni, le possibili preoccupazioni su ciò che ancora è da comprendere e il desiderio di essere a pieno servizio delle comunità, nella nostra prima settimana da “co-parroci” ci siamo trovati a vivere un’esperienza forte e in qualche modo inaspettata.
Nella scorsa primavera, in quelli che si potrebbero definire “tempi non sospetti”, era stato programmato un Campo di quattro giorni per giovani (dai 19 anni in su) delle nostre parrocchie proprio per la fine di settembre.
Siamo stati a Bessen Haut, frazione di Cesana, con 25 giovani tra i 19 e i 27 anni (insieme agli educatori delle parrocchie Stefano Cuccu e Alessandro Sinigaglia). Poter dedicare una (buona) parte del nostro tempo a stare con loro ci ha dato modo di ascoltarli, di condividere la voglia di costruire, i desideri per il futuro, ciò che li preoccupa e quello che vorrebbero dai preti per il loro cammino. Abbiamo pensato che il bene che ha fatto a noi questa esperienza potesse essere condiviso con tutti e per questo abbiamo chiesto loro di “occupare” una parte dello spazio di questa pagina normalmente dedicato alla riflessione dei parroci.
Don Alberto Vergnano
GETTIAMO INSIEME LE RETI
Il Campo che abbiamo vissuto a Bessen Haut è stato un esperimento innovativo, una scommessa e una sfida: siamo stati chiamati a immaginarlo e a viverlo noi giovani, provenienti da parrocchie differenti, pertanto caratterizzati da identità e percorsi diversi alle nostre spalle. Il fatto di essere i primi nella comunità cristiana di Nichelino a sperimentare un’esperienza del genere e quindi di avere la possibilità di scrivere una pagina inedita, seppur piccola, nella storia delle nostre parrocchie ha generato un entusiasmo palpabile e una certa dose di attese, ma ha implicato anche la rinuncia ad abitudini collaudate e il coraggio di affacciarsi a qualcosa di ignoto. L'aria respirata in questo Campo è stata quella di un gruppo giovani che ha tutte le carte in regola per diventare coeso, che in parte si è sentito un po' perso, ma che con guide come quelle che ci sono state affidate sarà in grado di trovare la direzione giusta del cammino di fede.
Ognuno è stato invitato a presentare e offrire agli altri l’esperienza maturata nel proprio cammino e ad aprire lo sguardo su quelle altrui. Lo scambio tra giovani delle diverse comunità ha permesso innanzitutto di conoscersi, abbattendo pregiudizi; ognuno si è avvicinato alle “tradizioni dell’altro”. Il dialogo ha messo in luce punti di forza e di debolezza dei diversi percorsi proposti e ci ha spinto a pensare di mettere in comune le forze per andare oltre i limiti attualmente presenti in tutte le parrocchie. Le differenze sui metodi non hanno impedito di individuare i punti di contatto sugli obiettivi delle diverse attività parrocchiali, tra i quali dovrebbe sempre avere un posto prioritario l’avvicinarsi al cuore del messaggio di Gesù Cristo.
Il Campo ha previsto momenti di conoscenza e di socializzazione, di preghiera e di riflessione individuale o collettiva o a gruppi. La scelta del luogo, a 2000 metri di altezza, ha valorizzato la meraviglia che suscita la natura del paesaggio montano, che con la sua bellezza stupisce e rigenera, e innesca quasi spontaneamente un dialogo con Dio.
Oltre a creare le condizioni per la nascita di un gruppo, l’obiettivo del Campo è stato anche quello di dare a ciascuno spazi e strumenti per riflettere sulla propria vita: don Alberto e gli educatori hanno guidato un percorso di riflessione composto da brani dagli Atti degli Apostoli e del saggio L’uomo che cammina di M. Buber. È stato un approccio sia al cammino interiore personale sia a quello in cui sono immerse le nostre comunità.
Abbiamo avuto bisogno di allontanarci un po’ da casa, di prenderci i nostri spazi e dedicarci i nostri tempi, per guardarci dentro, scoprirci e scoprire l’esigenza di essere comunità. Siamo partiti come gruppi giovani diversi e torniamo come un noi.
In un momento di grandi cambiamenti, di possibile spaesamento, noi giovani decidiamo di scommettere su noi stessi, di gettare le reti dalla parte destra della nostra barca (Gv. 21,6) fidandoci di Dio e facendo del cambiamento non un limite, ma un’opportunità. Vorremmo unire le forze per poter dare un contributo originale e significativo per l’intera comunità di Nichelino. Il clima che si respira è di bellezza, speranza, gratitudine per questi giorni e per il cammino che si vuole intraprendere insieme.
Micol, Chiara, Enrico, Miriam