Correva l'anno 1854 e a Nichelino arrivò il treno. Riproponiamo un articolo di Gervasio Cambiano, pubblicato da Nichelino Comunità
In un mattino di 150 anni fa, al primo albeggiare del sole, veniva inaugurata la ferrovia Torino-Pinerolo, uno dei primi tronchi ferroviari voluti dal Governo dell'allora Re gno Sardo-Piemontese. Il fischio del vapore della locomotiva, svegliò per la prima volta i pinerolesi che abitavano vicino alla stazione alle ore 5,30 del 27 luglio 1854. Infatti la corsa inaugurale venne fatta partire da Pinerolo. Sui pochi e spartani vagoni trainati da una altret tanto spartana e primordiale locomotiva, presero posto un gruppo di persone composto da alcuni notabili ed esponenti politici locali, qualche commerciante diretto a Torino e da alcuni dirigenti della Società che gestiva la ferrovia.
Il 2 febbraio di quello stesso anno era stata inaugurata la linea ferroviaria Genova-Torino alla presenza del Re Vittorio Emanuele II e del Primo Ministro Cavour, e solo un paio di mesi prima era stata inaugurata la tratta Torino-Susa. Nel 1850 era stata attivata la linea Asti- Alessandria e nel 1853 la Torino-Savigliano. Il piccolo Piemonte stava facendo passi da gigante dotandosi di ampie infrastrutture (strade, ponti, canali d'irrigazione e ferrovie) che lo avrebbero
reso in un decennio all'avanguardia del progresso civile nel panorama della penisola italiana.
Tornando però a quella mattina del 27 luglio 1854, quel primo convoglio coronava il lavoro di circa 12 mesi, dal giugno 1853 a quel luglio 1854, che servirono per la realizzazione della "strada ferrata" come si diceva allora con un'espressione popolare veramente pittoresca ed efficace.
Il progetto di una linea ferroviaria che avesse unito Torino con Pinerolo era stato proposto fin dal 1851, assieme ad altri progetti di altre tratte ferroviarie.
Un po' tutti erano interessati all'operazione: naturalmente in primo luogo il Governo del Regno Sabaudo presieduto dal conte Camillo Benso di Cavour, grande propugnatore delle costruzione di
ferrovie, poi le Amministrazioni Provinciali di Torino e di Pinerolo (esisteva ancora
la Provincia di Pinerolo), e quindi le Amministrazioni comunali attraversate dalla linea. Tale progetto era stato redatto da professionisti privati e l'opera era stata finanziata dalla Società Edward Pickering di Londra e da alcuni banchieri piemontesi che avevano formato una specifica Società a capitale misto per la realizzazione e per la gestione della ferrovia una volta terminati i lavori. In un primo tempo il progetto prevedeva un percorso più spostato verso la zona pedemontana, cioè interessante i territori di Beinasco - Orbassano - Volvera. Poi dopo vari ripensamenti della Commissione incaricata dello studio di fattibilità dell'opera, a causa delle richieste (e pressioni) di varie Amministrazioni comunali, la linea risultò localizzata più a valle interessando i territori di Nichelino - Candiolo- None - Airasca, cioè l'attuale percorso per un totale di 38 chilometri di lunghezza.
L'appalto venne eseguito nella primavera del 1853 e nel giugno iniziarono i lavori sulle varie tratte.
Ci furono ancora intoppi che provocarono ritardi sulla realizzazione dell'opera, come il fallimento della ditta appaltatrice del tratto di Candiolo, che oltre ad allungare i tempi dei lavori, danneggiò non poco gli operai addetti ai lavori perché per alcune settimane non vennero pagati.
Anche la realizzazione di alcuni ponti sui corsi d'acqua più o meno grandi come quello sul Chisola richiese più tempo del previsto.
Infine in quell'ultima settimana di luglio si poté inaugurare la ferrovia. Inizialmente venivano effettuate solo 3 corse all'andata e tre al ritorno, poi gradualmente le corse aumentarono. Parimenti con la costruzione di motrici sempre più moderne e perfezionate, diminuirono i tempi di percorrenza, passando dalle circa 2 ore iniziali agli attuali 50 minuti. Le stazioni erano le stesse come si vedono ancora oggi: le due di Nichelino (quella detta Sangone e quella del passaggio a livello di via Torino dove un tempo c'era la famosa trattoria detta popolarmente "da Blin"), quelle di Candiolo, None, Airasca e Piscina. Gli attraversamenti stradali, al transito dei convogli, venivano chiusi al traffico, che era ancora molto scarso, da cancelli di ferro manovrati a mano dai casellanti abitanti con la famiglia negli attigui caselli ferroviari. Solo negli Anni 50 dello scorso secolo entrarono in funzione due coppie di barre a strisce bianco/rosse,dapprima fatte funzionare a mano e poi programmate elettronicamente.
Ma nel linguaggio comune degli anziani della zona di Vinovo-Candiolo-Stupinigi è rimasta ancora viva l'e- spressione "i cancej del Niclin" o "i cancej dle Torette" per indicare i relativi attraversamenti ferroviari. Alla Società privata anglo- piemontese che costruì la
ferrovia e la gestì per circa venti anni, subentrò poi lo Stato Italiano con il Mini- stero dei Trasporti e con le Ferrovie di Stato.
La ferrovia oltre ad arrecare enormi benefici ai commerci, alle attività industriali, ed al collegamento tra Pinerolo ed il suo entroterra montano e la capitale dello Stato, mutò considerevolmente anche il paesaggio agreste. Caselli ferroviari, cancelli e poi barre per gli attraversamenti stradali (con le inevitabili code ed incidenti), stazioni di campagna collegate ai paesi da ombrosi viali alberati (le "leie"), modificarono l'ambiente. Il fischio della locomotiva fu il primo
rumore moderno creato dalle capacità umane, che ruppe la secolare quiete della nostre campagne.
Gervasio Cambiano