In dieci anni l’Italia ha perso oltre 8 mila medici di famiglia, e il Piemonte non fa eccezione. Nella regione restano appena 0,75 medici di base ogni mille abitanti,
un dato solo di poco migliore rispetto a Lombardia e Veneto, ma comunque lontano dagli standard europei. E con l’età media dei professionisti tra le più alte, il rischio è quello di una nuova ondata di pensionamenti senza ricambio.
Non va meglio sul fronte infermieristico. Mentre a livello nazionale gli organici sono cresciuti del 3,3 per cento tra il 2019 e il 2023, in Piemonte si registra un calo del 2,1 per cento: da 22.116 a 21.643 unità. Anche il rapporto con la popolazione è sceso da 5,13 a 5,08 infermieri ogni mille abitanti, portando la regione solo al tredicesimo posto in Italia.
Secondo Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), tra il 2026 e il 2035 circa 78 mila infermieri andranno in pensione, aggravando una carenza già evidente nei pronto soccorso e nella medicina territoriale. “Garantire la qualità dell’assistenza – avverte l’agenzia – sarà impossibile senza un adeguato numero di professionisti.”
Un avvertimento che in Piemonte suona come un’emergenza: senza interventi rapidi su formazione e assunzioni, il sistema sanitario rischia di non reggere l’urto di un invecchiamento della popolazione sempre più rapido.
Nel frattempo i sindacati, come avviene in Piemonte, continuano a sollecitare ulteriori assunzioni, anche se queste non sono rese affatto semplici dalla scarsità di professionisti disposti a lavorare nel servizio pubblico. E gli annunci circa il reperimento di infermieri all’estero per rafforzare gli organici piemontesi, al momento restano tali.