Al termine del secondo conflitto mondiale si assistette alla nascita di organismi internazionali
dagli intenti nobili, per incrementare collaborazione e cooperazione tra gli Stati firmatari, per progredire nella pace e nello sviluppo economico con l’intento di evitare che l’esperienza della guerra si ripetesse.
Ecco un veloce promemoria degli Organismi più conosciuti, diventati oggetto di controversie in questo ultimo periodo: ONU, FAO, UNESCO, OMS Organizzazione mondiale per la sanità , UNWRA Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi, UNHCR Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, USAID Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, PAM Programma alimentare mondiale.
Il tempo ha forse minato gli intenti originari...e sono state diverse le occasioni di critica rispetto a questi organismi, diventati nel corso degli anni apparati elefantiaci, gestiti da un numero di funzionari probabilmente spropositato. Già nel corso degli anni 90 si è andata assottigliando l'idea che l'ordine internazionale, basato sulla priorità del diritto e sulla consensualità nella gestione e risoluzione delle crisi, potesse essere garantito da queste strutture.
Il 5 febbraio scorso il presidente degli Stati Uniti Trump ha firmato un ordine esecutivo che ritira il suo Paese dal partecipare ad una serie di organismi delle Nazioni Unite, tra cui il Consiglio per i diritti umani (UNHRC), dall'UNRWA e rivede il coinvolgimento nell'UNESCO
Nella stessa data il PAM ha annunciato la chiusura degli uffici per l'Africa meridionale, concentrando le operazioni nell'unico ufficio di Nairobi. A metà marzo il PAM ha annunciato la sospensione degli aiuti alimentari forniti a più di un milione di persone in Birmania a causa di una “grave carenza di fondi”. Metà del budget annuale PAM è erogato da USAID e infatti la scure si è abbattuta anche su quest'ultimo con congedi forzati e licenziamenti. Non una chiusura, ma competenze ridotte e reindirizzate al controllo del Dipartimento di Stato. Queste le motivazioni avanzate: “L'Agenzia si sarebbe da tempo allontanata dalla sua missione originale cioè quella di promuovere con responsabilità gli interessi americani all'estero”.
Nel 2023 USAID era intervenuta in 130 Paesi, ma i maggiori destinatari sono stati Ucraina, Etiopia, Giordania, Somalia e Repubblica Democratica del Congo, guarda caso tutti coinvolti in conflitti e scontri. L'idea che sia una manovra tattica per forzare le decisioni di questi Stati su questioni che stanno infiammando il panorama geopolitico, per esempio la lotta per l'accaparramento delle risorse energetiche e minerarie, non è poi così avventata.
L'UNRWA, già da tempo criticata da Israele, non ha ricevuto migliore trattamento dagli Stati Uniti e l'Agenzia è stata travolta dalle polemiche con accuse di legami con il terrorismo e di mantenere indefinitamente lo status di rifugiato agli assistiti.
Anche l'OMS è stata rinnegata dall'America, subito seguita dall'Argentina che accusa l'organismo di interferire con la sovranità nazionale. Il Nicaragua non ha perso l'occasione per dichiarare la fuoriuscita dalla FAO espellendo i funzionari dal Paese, accusati di dichiarazioni “inaccettabili, inammissibili ed irrispettose” a seguito di una pubblicazione che denunciava le difficoltà alimentari della popolazione, tra le più gravi nel centro America.
Insomma, cresce la diffidenza nei confronti delle organizzazioni internazionali, a discapito della cooperazione globale.
Sicuramente le scelte fatte dai Governi degli Stati sopra citati non contribuiranno a snellire gli apparati gestionali o a ripulirli da una gestione spesso discutibile. Ad esempio è perlomeno contestabile l'elevato compenso ricevuto dai funzionari per i quali, spesso, si continua ad utilizzare il termine improprio di “volontario”.
All'apertura della 58esima sessione del Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu, l'Alto Commissario Turk ha ammesso: “Il consenso sui diritti umani sta crollando. Le potenze regionali neutrali o ostili ai diritti umani stanno acquisendo sempre più influenza”.
Certo è preoccupante questa fuga, soprattutto per molti Stati africani che da anni sono sostenuti da iniziative legate a diversi programmi alimentari, sanitari o di sostegno ai rifugiati.
Il calo degli aiuti internazionali ha sicuramente agitato le acque tra i rappresentanti africani riuniti a Kigali per l'Agenda sanitaria africana 2025, ma è stato motivo anche di un’importante riflessione. I governi africani devono far nascere “un moto di orgoglio e prendere veramente in mano il loro futuro”. È sicuramente un atto di volontà importante, ma bisognerebbe ripulire i governi locali dalla corruzione, spesso favorita da coloro che minacciano di bloccare gli aiuti o che insistono sui respingimenti.
Stiamo assistendo alla “grande nave che cola a picco”?
Ci sarà qualche “comandante” disposto a sacrificarsi o è meglio salvarsi da soli? Noi ci aspettiamo che uomini e donne di governo sappiano portare argomentazioni ragionevoli e cercare soluzioni. Un dubbio, però, ci assale: quali uomini e quali donne ragionevoli?
Patrizia Ferrara