All’inizio dell’anno è ufficialmente scattato il passaggio alle ricette elettroniche, anche se in questa fase transitoria - non si sa bene per quanto tempo - restano ancora valide le ricetta cartacee.
Pure a Nichelino I pazienti di molti studi medici sono alle prese con le “credenziali” per accedere on line alla richiesta di impegnative per visite specialistiche, esami e farmaci. È un ulteriore passo avanti nel processo di digitalizzazione nella sanità, dopo l’accelerazione ai tempi del Covid e l’introduzione sistema delle email. Aumenta inoltre il numero di utenti che utilizzano abitualmente il portale web Salute Piemonte e i servizi collegati al fascicolo sanitario elettronico.
Queste innovazioni per lo più sono accolte con favore, ma le difficoltà non mancano. Soprattutto c’è il rischio che una fascia di popolazione, non solo quella più anziana, resti progressivamente tagliata fuori dalla possibilità di accedere ai servizi sanitari e quindi in definitiva rinunci a curarsi. I dati Istat dicono che il 30% degli over 65 non utilizza internet e che un italiano su tre non possiede uno smartphone, un tablet o un pc. Non è poco. Si aggiungono quelli che non sanno usare questi strumenti e le persone che non riescono ad accedere alle cure a causa delle condizioni economiche in cui versano (in Italia sono oltre 4 milioni).
Le liste di attesa, specialmente in alcuni settori, restano molte lunghe. La sanità privata ha tempi molto più rapidi, ma non è certo alla portata di tutte le tasche. Il servizio pubblico, checché se ne dica, è in affanno e non da oggi, mentre quello delle polizze assicurative sanitarie e delle strutture convenzionate procede a gonfie vele.
PRONTO SOCCORSO AL COLLASSO
Negli ospedali nell’arco di una quindicina d’anni sono stati tagliati oltre 40 mila posti letto. La punta dell’iceberg e i segnali più preoccupanti arrivano dai Pronto Soccorso. Le strutture territoriali e i medici di famiglia presentano crescenti carenze di organico o sono difficilmente raggiungibili. Così tutta una serie di problematiche viene scaricata sulle strutture preposte alle emergenze e alle urgenze (per i nichelinesi Santa Croce di Moncalieri, Molinette e CTO). In un recente ordine del giorno nella seduta del Consiglio Comunale il consigliere Novaco ben riassume la situazione: “Al Pronto Soccorso il boarding (salette o corridoi) è intasato da pazienti su barelle. Si resta anche per 30 ore, a volte 3 o 4 giorni, in attesa di un posto letto. In tali luoghi non è possibile ricevere assistenza, né tantomeno riposare. Il boarding è utilizzato come zona cuscinetto. Mediamente nei vari Ospedali di Torino, a partire dalle Molinette, giacciono dai 25 ai 30 pazienti in contemporanea. Spesso i famigliari decidono di portare via i congiunti: si rinuncia alle cure con drammatiche ripercussioni sul rischio di mortalità”.
Mancano infermieri e si fatica sempre più a trovare medici disposti a reggere la pressione di turni e orari massacranti. Negli ultimi anni anche in Piemonte, nonostante i costi esorbitanti, si è fatto crescente ricorso ai cosiddetti “gettonisti”, personale sanitario assunto a tempo determinato per far fronte alle urgenze che ormai rappresentano la normalità. Basti dire che nella popolazione anziana, affetta da patologie croniche, gli ultraottantenni costituiscono il 30% dei ricoveri al Pronto Soccorso.
La riforma della medicina territoriale, annunciata dopo l’emergenza Covid, di fatto è ferma ai blocchi di partenza, nonostante le ingenti risorse del PNNR. Per ora le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità (come quello previsto a Nichelino in via Debouchè) ci sono solo sulla carta. Secondo il piano regionale entro il 2026 dovrebbero diventare operative 1.420 strutture, ma ad oggi ne funzionano solo 269, cioè appena il 19%.