Sta di nuovo suscitando interesse, specialmente all’estero, il dibattito sulla datazione della Sindone conservata nel Duomo di Torino.
Un nuovo metodo di analisi, che si basa sui raggi X e che non comporta danni al tessuto, ha datato al 1° secolo d.C. il lino che avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la morte.
La ricerca risale ad almeno un paio di anni fa, ma solo in questi ultimi mesi alcune riviste scientifiche sono tornate ad occuparsene.
Il metodo si chiama WAXS (Wide Angle X-ray Scattering), “utilizza i raggi X a grande angolo per valutare la degradazione strutturale che un antico tessuto di lino subisce nel tempo, in modo da attribuirgli un'età. Il metodo non è distruttivo e si può applicare anche a un piccolo campione di filo di mezzo millimetro - come ha spiegato la Prof.ssa Emanuela Marinelli che è tra i massimi esperti della Sindone - Il confronto con fili di epoche diverse ha permesso di collocare l'origine della Sindone all'epoca di Cristo, perché le misure ottenute sono paragonabili a quelle di un campione di lino proveniente dal sito archeologico di Masada, in Israele”.
A queste conclusioni è giunto un gruppo di ricercatori italiani, guidati da Liberato De Caro, fisico del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che così riassume l’esito dello studio: “Nei laboratori dell’Istituto di Cristallografia del CNR, IC-CNR, sede di Bari, è stato messo a punto un metodo per misurare con i raggi X la lunghezza delle catene polimeriche della cellulosa e, quindi, l’invecchiamento naturale del lino, e convertirlo in tempo trascorso. Il nuovo metodo di datazione è stato prima calibrato su altri campioni di tessuti di lino già datati con altre tecniche, e poi è stato applicato ad un campione prelevato dalla Sindone di Torino. In particolare, è stato possibile verificare che l’invecchiamento naturale della cellulosa del campione della Sindone analizzato era paragonabile a quello di un campione prelevato dalla fortezza di Masada, in Palestina, che cadde in mano dei Romani, dopo un lungo assedio, nel 74 dopo Cristo. Questa assoluta compatibilità con il campione di lino di Masada, che certamente ha duemila anni di storia, confermati da altre datazioni indipendenti, permette di concludere con certezza che anche la Sindone di Torino è antica di duemila anni”.
Questa notizia è destinata a mandare definitivamente in soffitta il controverso studio sulla datazione della Sindone, eseguita nel 1988 con il metodo del radiocarbonio C14. La vicenda non aveva mancato di suscitare polemiche, soprattutto per la reticenza dei laboratori, dove era stato effettuato l’esame, nel fornire alla comunità scientifica tutti gli elementi per una valutazione completa dei risultati. “L’analisi statistica dei dati grezzi ottenuti dai laboratori che datarono la Sindone al Medioevo aveva già permesso di smentire definitivamente la validità del test del 1988, perché fu condotto su un campione non rappresentativo dell'intero lenzuolo”, aggiunge la Prof.ssa Marinelli. I pesanti dubbi sull’operato dei laboratori, incaricati dell’esame C14, si sono rivelati tutt’altro che infondati, fino al punto di far ritenere a qualche studioso che i risultati fossero stati volutamente manomessi.
Rimane l’interesse per la fede, ma anche per la scienza, su questo “volto della Sindone” che non cessa di sorprendere e di suscitare interrogativi.
Di recente la domanda è stata posta anche ad alcuni sistemi di intelligenza artificiale. “Puoi generare un'immagine realistica di Gesù Cristo basata sul volto che si trova sulla Sindone di Torino?”
Le immagini prodotte sono state piuttosto diverse tra loro, il che è facilmente spiegabile, perché il risultato finale dipende dai software e dagli algoritmi utilizzati.
Il “volto della Sindone” originale, impresso sul telo che si trova nel duomo di Torino conserva, però, la propria unicità e intensità, capace di suscitare la domanda che riecheggia da duemila anni. “ma voi chi dite che io sia?”.
Cfl