Il titolo non lascia dubbi: “Disuguitalia”. Il rapporto annuale Oxfam sul nostro Paese traccia uno scenario cupo:
una nazione dove cresce la povertà assoluta e i miliardari vedono accrescere sempre di più i loro patrimoni. Così la disuguaglianza rischia di diventare un esplosivo problema sociale. Da anni Oxfam (una confederazione di ONG impegnate nella lotta alla povertà in tutto il mondo), lancia l’allarme sull’estremizzarsi della disuguaglianza, ed oggi, agli inizi del 2024, il vero pericolo è che questa incredibile divaricazione diventi la normalità. Tra pandemia e guerre la società è sempre più povera e divisa.
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Cresce la concentrazione della ricchezza in Italia: la quota detenuta dal 10% più ricco degli italiani (6 volte quanto posseduto alla metà più povera della popolazione) è aumentata di 1,3 punti percentuali su base annua a fronte di una sostanziale stabilità della quota del 20% più povero.
La ricchezza nelle mani del 5% più ricco degli italiani (titolare del 41,7% della ricchezza nazionale netta) a fine 2021 era superiore a quella detenuta dall’80% più povero dei nostri connazionali (il 31,4%).
I super ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni di dollari (lo 0,134% degli italiani) erano titolari di un ammontare di ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60% degli italiani più poveri. Nonostante il calo del valore dei patrimoni finanziari dei miliardari italiani nel 2022 il valore delle fortune dei super-ricchi italiani (14 in più rispetto alla fine del 2019) mostra ancora un incremento di quasi 13 miliardi di dollari (+8,8%), in termini reali, rispetto al periodo pre-pandemico.
In Italia quasi 2 milioni di famiglie in povertà assoluta
Seppur attenuata fortemente dai trasferimenti pubblici emergenziali, si accentua la disuguaglianza dei redditi netti, per cui l’Italia si colloca tra gli ultimi paesi nell’UE.
La povertà assoluta, stabile nel 2021 dopo un balzo significativo nel 2020, interessa il 7,5% delle famiglie (1 milione 960 mila in termini assoluti) e il 9,4% di individui (5,6 milioni di persone). Questo fenomeno allarmante ha visto raddoppiare in 16 anni la quota di famiglie con un livello di spesa insufficiente a garantirsi uno standard di vita minimamente accettabile e oggi vede quelle più povere maggiormente esposte all’aumento dei prezzi, in primis per beni alimentari ed energetici.
Crollano i salari per oltre 6 milioni di dipendenti privati, così gli adeguamenti non copriranno l’inflazione
Nuovi accordi tra le parti sociali sono particolarmente necessari per i circa 6,3 milioni di dipendenti del settore privato in attesa del rinnovo dei contratti nazionali. Lavoratori che rischiano, con le regole di indicizzazione attuali, di vedere un adeguamento dei salari, insufficiente a contrastare l’aumento dell’inflazione. Se il miglioramento del mercato del lavoro italiano dovrà essere valutato alla luce dei rischi di una nuova recessione, restano irrisolti i nodi strutturali della “crisi del lavoro” nel nostro Paese: la ridotta partecipazione al mercato del lavoro della componente giovanile e femminile, marcate e crescenti disuguaglianze retributive, il crescente ricorso a forme di lavoro non standard e conseguente diffusione del lavoro povero.
(Oxfam Italia)