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Dom, Dic
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Cosa emerge dal rapporto Oxfam

Inchieste
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Una profonda ingiustizia regge l’economia mondiale, con i ricchi che stanno diventando sempre più ricchi ed i poveri che toccano livelli di povertà assoluta mai visti prima.

Non lascia spazio a dubbi il rapporto “La disuguaglianza non conosce crisi” che il mese scorso è stato diffuso da Oxfam, confederazione internazionale di enti non profit impegnati in aiuti umanitari e progetti di sviluppo. Nel biennio 2020-2021, pur segnato dalla pandemia, l’1% più ricco ha visto crescere il valore dei propri patrimoni di 26.000 miliardi di dollari in termini reali, accaparrandosi il 63% dell’incremento complessivo della ricchezza netta globale (42.000 miliardi di dollari), quasi il doppio della quota (37%) destinato al restante 99% della popolazione mondiale.  “Mentre la gente comune fa fatica ad arrivare a fine mese, i super-ricchi hanno superato ogni record nei primi due anni della pandemia”, ha dichiarato Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International. E questo nonostante un 2022 nero sui mercati azionari: le fortune dei miliardari sono comunque aumentate al ritmo di 2,7 miliardi di dollari al giorno nell’arco degli ultimi 3 anni. Così chi detiene posizioni sociali di privilegio ha continuato a godere dei benefici derivanti anche da decenni di tagli alle tasse sui più ricchi.

Va da sé che non è più differibile un  sistema fiscale più equo che arrivi finalmente a colpire con le imposte i detentori dei grandi patrimoni: “Un’imposta del 5% sui grandi patrimoni potrebbe generare per i Paesi riscossori risorse da riallocare per obiettivi di lotta alla povertà a livello globale affrancando dalla povertà fino a 2 miliardi di persone”.
A fare da traino, manco a dirlo, è stato un centinaio di aziende dei settori energetico e agro-alimentare che lo scorso anno hanno più che raddoppiato i propri profitti rispetto alla media del quadriennio 2018-2021, versando 257 miliardi di dollari (l’84% degli extraprofitti realizzati) agli azionisti. Questa ricchezza è sbattuta in faccia ad “almeno 1,7 miliardi di lavoratori in Paesi in cui l’inflazione supera l’incremento medio dei salari e oltre 820 milioni di persone – circa 1 persona su 10 sulla Terra – soffrono la fame”.

Per quanto riguarda l’Italia, con quasi due milioni di famiglie in povertà assoluta, la diseguaglianza dei redditi netti è cresciuta nel 2020, seppur attenuata dagli interventi pubblici dovuti all’emergenza pandemica. Anche da noi si è incrementata la disuguaglianza tra ricchi e poveri, con il 10% dei patrimoni italiani che alla fine del 2021 possedeva oltre sei volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. Di fatto la quota di famiglie in povertà assoluta è più che raddoppiata tra il 2005 e il 2021 e la situazione non è destinata a migliorare a causa dell’alto livello di inflazione e degli adeguamenti salariali che non arrivano, accompagnati da una caduta dei salari reali che nei primi 9 mesi del 2022 ha raggiunto i 6,6 punti percentuali.