Nello Stato di Benue, uno dei 36 stati che formano la Nigeria (il Paese più popoloso dell’Africa e il settimo del mondo) da mesi è in atto una violenta persecuzione a sfondo religioso nei confronti dei cristiani.
Centinaia di persone sono state uccise e non si contano quelle rapite, tra cui diversi preti. Nella zona un milione e mezzo di abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case.
I terroristi islamici della tribù Fulani attaccano sistematicamente i villaggi seminando morte e distruzione.
Secondo Mons. Wilfred Chikpa Anagbe, vescovo della diocesi di Makurdi, intervistato da Aiuto alla Chiesa che Soffre, “i terroristi si travestono da pastori nomadi per nascondere il vero scopo dei loro attacchi, che è quello di espellere i cristiani dalle loro terre”.
Questa situazione ha determinato una grave carenza di generi alimentari. La regione era povera, ma fino a un pò di tempo fa, grazie alle attività agricole, c’era il necessario per vivere. Migliaia e migliaia di persone vivono ora nella totale indigenza, accampati in ripari di fortuna
“Questa precarietà fa sì che molti vivano in condizioni incompatibili con la dignità umana, spesso dipendenti dalle razioni alimentari fornite da persone la cui condizione economica non è affatto migliore”, prosegue monsignor Anagbe. La diocesi di Makurdi ospita l’l'80% degli sfollati presenti nello stato di Benue e li sostiene come può distribuendo cibo e generi di prima necessità.
Nelle zone occupate dalle milizie Fulani non è più possibile svolgere attività pastorali nelle chiese cristiane. Le violenze avvengono nell’inerzia del governo federale e di quello locale. Secondo l'arcivescovo Anagbe, “l'entità delle uccisioni e delle distruzioni arbitrarie da parte di queste milizie jihadiste Fulani non fa che consolidare un'agenda politica, ormai palese, di espulsione delle comunità cristiane dalla Nigeria”.
