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Dom, Dic
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Sempre più ragazzi in difficoltà

Inchieste
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“Trovare il proprio posto nel mondo è un’impresa per niente facile”. Tanto più se hai l’età per cercarlo, il ‘tuo’ spazio, ma la realtà te lo comprime addosso.

Sono disarmanti i dati sui ragazzi che fanno riferimento ai servizi sanitari, perché si riconoscono in grande difficoltà: nel 2019 le richieste di assistenza psicologica, sul territorio dell’Asl To5, per i minori fino a 17 anni, erano 1.470, salite a 1.820 nel 2021. Tra loro, 315 sono bambini o ragazzi nichelinesi.

Numeri che non bastano a raccontare la dimensione di un’angoscia che travolge chi la vive e le famiglie intere.

Gli effetti della pandemia da Coronavirus sono solo uno degli aspetti che pesano sul disagio, ma non certo trascurabile. “I ragazzi non stavano bene già da prima – considera Monica Audisio, direttrice facente funzione, del servizio di Psicologia dell’Asl To5 – Lock down e isolamento hanno esasperato fatiche e dolori e fatto esplodere il malessere. La didattica a distanza è stata un peso terrificante. E la componente adulti ha fatto la sua parte: le difficoltà dei genitori e le ricadute sociali ed economiche sulle famiglie, hanno reso ancora più difficile parlare e chiedere aiuto. Ora non ci troviamo più di fronte a fobie semplici, ma ad aggressività verso l’esterno e ad attacchi al proprio corpo, autoaggressione e disturbi alimentari”.

Quel “mondo”, in cui la dottoressa Audisio li vede cercare il “proprio posto”, fa paura. “La nostra è una società molto ‘richiedente’ dal punto di vista delle prestazioni, inserirsi è complicato. Se, in più, mancano le relazioni e le occasioni positive per ammortizzare le ‘spinte’ emotive dell’adolescenza, la maturazione neurologica perde dei passaggi”.

“Siamo all’inizio di un’ondata, non alla fine – allerta Alberto Migliore, psicoterapeuta e direttore dell’istituto nichelinese di formazione professionale Enaip – Prima il Covid, poi la guerra, hanno impattato su tutti, adolescenti e adulti, e i ragazzi sono stati chiamati a comprendere aspetti della vita più grandi di loro”.

La partita con la realtà si gioca con troppi imprevisti, ma non affrontarla è inaccettabile. E la percezione di chi si vuole essere perde i contorni. “Il confronto è con un’immagine di sé idealizzata. Si scontra con una bassa autostima, che non li regge – aggiunge il dirigente scolastico – La differenza dagli altri, anziché essere vista come una potenzialità, fa pensare di non avere futuro. Invece va valorizzata”.

ANORESSIA, BULIMIA e GLI ALTRI

Se non posso ‘controllare’ cosa è fuori, forse posso dominare cosa sono. L’attacco al corpo prende spesso forma nel disturbo alimentare. “E’ un classico dell’adolescenza, ma ora se ne parla – considera Audisio – Esprime l’esigenza di controllare i bisogni. Se la mia vita è incontrollabile, l’unica illusione è controllare ciò che mangio”. “Il controllo delle calorie, della fame, ovvero di un istinto primordiale, è un tentativo di trionfo sulla debolezza – rimarca Damiana Massara, psicologa del distretto sanitario di Nichelino – Il Covid su questi disturbi ha influito tantissimo perché, di fronte al quotidiano che sfugge al controllo, la sensazione di avere potere su qualcosa seda l’angoscia”.

Comportamenti compulsivi, sport praticato ossessivamente, incapacità di stare fermi con l’obiettivo di bruciare calorie, ma anche ritiro sociale e il rifiuto di andare a scuola o uscire di casa, sono segnali di difficoltà. “Il rendimento scolastico che cambia o la camera che diventa l’unico punto di riferimento devono invitarci a leggere tra le righe”, sollecita Alberto Migliore. “L’isolamento, in chi stava già male, è stata la giustificazione per ritirarsi – sottolinea Audisio - Ma poi è difficile rientrare in un mondo che era già complicato affrontare prima e che ora è peggio, perché è passato del tempo e io non so più come è diventato, ma so che non sono all’altezza”.

GIOIE e DOLORI PER L’ASSISTENZA

Posso aiutarti? In città c’è chi è in grado di farlo e i ragazzi che vivono momenti difficili hanno più di un’opportunità. Senza impegnative mediche, liste d’attesa, ticket, autorizzazioni dei genitori.

“Nel 1994 abbiamo creato all’Asl lo Spazio Giovani: un’area riservata, in cui gli adulti non possono entrare – racconta Damiana Massara – Un giorno alla settimana, nell’area del Consultorio di via Debouché, i ragazzi possono accedere direttamente. È uno spazio di consulenza, non di cura, dove esprimere dubbi e chiedere informazioni”.

Pubblicizzato nelle scuole, lo Spazio Giovani si presenta direttamente ai ragazzi, senza farsi troppa pubblicità tra i “grandi”. La generazione tra i 14 e i 25 anni, se desidera entrare in contatto, può chiedere informazioni direttamente al servizio di psicologia del distretto nichelinese.

Altra opportunità è l’Ambulatorio di psicologia scolastica, istituito a ottobre, nel poliambulatorio di via Debouché, grazie a un finanziamento post Covid della Regione Piemonte. “Siamo un po’ un ‘pronto soccorso psicologico’ e facciamo da raccordo tra il mondo della scuola e l’Asl – spiega Paola Bisio psicoterapeuta di riferimento per il servizio a Nichelino – Lo Sportello di ascolto delle scuole fa da filtro e ci indirizza le situazioni che non basta gestire con gli incontri negli istituti. Noi proponiamo 16 appuntamenti, che sono una buona base per una diagnosi. Se la situazione va affrontata in modo clinico, viene presa in carico dal servizio di psicologia dell’Asl, in modo diretto, senza liste di attesa e questo è importante, perché la tempestività in questi casi fa differenza”. La ‘rete’ coinvolge tutti gli ordini di scuola, dagli asili nido agli istituti superiori, e oggi si occupa di 24 persone, oltre a fare da riferimento per dirigenti scolastici e insegnanti.

Nota dolente, invece, nel quadro degli interventi, è l’assistenza ospedaliera. “L’ospedale infantile Regina Margherita ha chiuso la neuropsichiatria infantile all’area metropolitana – spiega Monica Audisio – Ora bambini e ragazzi della cintura di Torino devono fare riferimento alla pediatria degli ospedali del territorio. Per quanto siano bravi i medici, questi reparti non sono strutturati per gestire disturbi di queste entità. Aumentano i ricoveri, sia come numero sia come complessità e noi siamo in difficoltà”.

Risorse economiche e potenziamento dei servizi sono un’esigenza prioritaria. Ma, intanto, serve una rete sociale. “C’è bisogno di intercettatori adulti, che colgano i segni, a casa, a scuola, in parrocchia, all’oratorio, nelle società sportive, tra le persone che i più giovani frequentano. Tutti dobbiamo essere sensibilizzati su questi temi – conclude la dottoressa – Il compito di tutte le comunità è occuparsi dei più piccoli, essere in contatto con l’altro. È molto importante. I disturbi maggiori si manifestano tra i 15 e i 24 anni, prima interveniamo e meglio è”.

Cristina Nebbia